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Servizio idrico, martedì riunione dell’Ati. Perplessità sulla gestione pubblica dell’acqua

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L’esponente del Pd, rifacendosi alla legislazione vigente, esprime tutti i sui dubbi e indica i vincoli cui in realtà bisogna adeguarsi

La gestione pubblica dell’acqua a Siracusa non sarebbe così facile da realizzare neanche dopo la costituzione dell’azienda speciale consortile e la nomina della governace da parte dell’Ati.

A dirlo è l’esponente del Pd, Salvo Baio, che esprime una serie di perplessità sul tema nell’intervento che segue:

“Nella riunione di martedì prossimo l’Ati (Assemblea territoriale idrica) dovrà rispondere al pressing della Regione sui tempi di attuazione del Servizio idrico integrato (Sii).

In particolare dovrà pronunciarsi sui tempi previsti per la costituzione dell’azienda speciale consortile, che è l’ente strumentale dell’Ati per la gestione del Sii, e per la nomina della governance.

Concluso questo iter, scatterà la gestione pubblica dell’acqua? Nenache per sogno, specie se si continuerà a ragionare in termini ideologici, senza tener conto dei vincoli nascenti dalla legislazione vigente.

Uno di questi vincoli è la cosiddetta “motivazione aggravata”. Si tratta di un onere a carico dell’Ati la quale è tenuta a fare una valutazione comparativa delle forme di gestione al fine di optare per quella più rispettosa del principio di economicità di gestione, principio peraltro scolpito nelle motivazioni con cui la Corte costituzionale ha dichiarato illegittime alcune norme della legge regionale istitutiva del servizio idrico.

La legge infatti garantiva un regime di favore per la gestione in house rispetto all’affidamento tramite procedura di evidenza pubblica e richiedeva “una previa verifica da parte dell’Ati della sussistenza delle condizioni di migliore economicità” in caso di forme di gestione private.

La Corte costituzionale ha “bocciato” la norma in quanto non prevedeva analogo onere di motivazione per la gestione pubblica.

Dunque, l’Ati dovrà garantire che la scelta della gestione pubblica è in grado di garantire le condizioni di migliore economicità.

La legislazione vigente, sia nazionale che comunitaria, mette infatti sullo stesso piano le tre forme di gestione (pubblica, mista e privata) e subordina la scelta di una di esse ai principi di trasparenza, efficacia della gestione e soprattutto al principio di economicità.

C’è poi un problema, diciamo così, pratico che l’Ati dovrà risolvere.

Una volta che sia stata costituita l’azienda speciale consortile e siano stati nominati gli organismi di gestione, con quali strutture e soprattutto con quale personale ( sorvoliamo sulla competenza) si pensa di erogare l’acqua, sistemare la rete idrica, gestire il depuratore?

La battaglia è appena cominciata”.

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