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Ostruzioni a Lukoil, Cafeo: “Il governo fermi il boicottaggio verso l’azienda italiana”

Ostruzioni a Lukoil, Cafeo: "Il governo fermi il boicottaggio verso l'azienda italiana"

All’azienda, non interessata dalle sanzioni dell’Ue, le imprese fornitrici hanno negato servizi e ricambi

“L’ostruzionismo nei confronti di Lukoil va condannato e lancio un appello al Governo nazionale al Capo dello Stato perché si faccia chiarezza e si consenta all’azienda, non interessata alle sanzioni dell’Ue, di poter lavorare, scongiurando una fuga dal Petrolchimico di Siracusa devastante per l’economia siciliana”.

Lo afferma il parlamentare regionale della Lega, Giovanni Cafeo, in merito alle difficoltà incontrate dall’azienda italiana, proprietaria delle raffinerie Isab con partecipazione russa, a cui imprese fornitrici hanno negato servizi e ricambi.

Una lettera aperta è stata inviata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, al titolare del Mef, Daniele Franco ed al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci.

Un precedente importate e analogo risale al 2011 in occasione della crisi in Libia e la Tamoil subì gli stessi ostacoli adesso perpetrati ai danni di Lukoil.

“Le nostre massime istituzioni – argomenta Cafeo – devono intervenire immediatamente e chiarire che le raffinerie Isab sono gestite da un’azienda italiana, vittima di un ostruzionismo incomprensibile che rischia di incidere sulla sicurezza e sul futuro della stessa impresa.

Non fornire un ricambio necessario alla Lukoil – precisa – vuol dire compromettere l’incolumità di chi lavora nello stabilimento, senza contare le ripercussioni economiche, perché ostacolare l’attività significherebbe mettere in condizioni il gruppo di lasciare il territorio con ricadute drammatiche sotto l’aspetto economico, sociale ed occupazionale”.

Dobbiamo tenere a mente – aggiunge – che Isab raffina il 46 per cento di carburante distribuito in Sicilia per non contare gli incassi dello Stato italiano dalle tasse versate dal gruppo.

Oltre all’azienda, i lavoratori sono siciliani, per cui colpire l’impresa, con ostruzionismi illegittimi, significa colpire il territorio e l’intero indotto; tra lavoratori diretti e dell’indotto la zona industriale impiega 7 mila persone”.

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