Le strette relazioni devozionali intrattenute tra Federico II e i Cistercensi ci sono note attraverso un documento del 1215 con cui l’imperatore chiedeva al Capitolo Generale dell’Ordine di essere ammesso “all’unione di preghiera con i monaci” dichiarandosi “difensore dell’Ordine e promotore di ogni bene”.
Tale rapporto privilegiato ebbe ricadute importanti non solo dal punto di vista spirituale ma anche in campo culturale ed economico consentendo la diffusione dell’architettura gotica, la raccolta e la copia di importanti manoscritti e il rilancio e lo sviluppo di intere comunità.
Nonostante Federico si occupò raramente della costruzione di chiese o abbazie, una testimonianza dello scambio fecondo di tecniche e metodi dei Cistercensi sembra potersi ritrovare nella Basilica del Murgo, posta a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Agnone.
I primi lavori sulla basilica potrebbero risalire al 1224 quando Federico II confermò alla vicina abbazia di Roccadia, fondata al tempo dei sovrani normanni, le terre e i beni già concessi dai suoi predecessori.
Si è ipotizzato infatti che l’imperatore, anche al fine di presidiare il vicino scalo marittimo di Agnone, intendeva trasferire nella nuova basilica proprio i monaci di Roccadia.
Tuttavia la basilica non fu mai completata poiché i lavori si interruppero probabilmente già nel 1227 quando, dopo il progressivo deterioramento dei rapporti con il papato, Federico II fu colpito da scomunica da parte di papa Gregorio IX.
I resti oggi visibili, che consistono negli inizi di mura in pietra calcarea spesse oltre 2 metri e alte dai 2,5 ai 3 mt, consentono tuttavia di ricostruire con precisione la pianta di una imponente struttura basilicale lunga 83 mt e larga 28. (G. Agnello, L’architettura sveva in Sicilia, 1935)
La pianta era a croce latina, con tre absidi quadrate orientate ad Est-Ovest e due cappelle ai suoi fianchi, anch’esse quadrate, a gradoni che si aprivano sul transetto.
Addossate ai muri perimetrali della navata centrale rimangono le semicolonne cilindriche che, insieme a colonne e a pilastri poligonali, avrebbero dovuto sostenere probabilmente volte a crociera.
L’esistenza delle tre navate è confermata dalla presenza di due semi pilastri fiancheggianti la porta centrale. Oltre al grande portale in pietra dura grigia, perfettamente uguale a quello di Castel Maniace a Siracusa, vi è un’apertura sulla navata destra, che probabilmente era dedicata ai conversi, un’altra sul braccio sinistro del transetto, che doveva condurre al cimitero dei monaci, ed una più stretta in quello destro che comunicava con un piccolo ambiente ottagonale, forse un campanile. Ancora oggi, appare imponente, l’arco trionfale che dal transetto conduceva all’abside. (www.cistercensi.info)
Nonostante le poche tracce superstiti il particolare interesse della basilica nasce dalle analogie che presenta con alcune architetture militari federiciane come il castello Maniace di Siracusa e il castello Ursino di Catania che hanno fatto ipotizzare l’utilizzo di maestranze cistercensi da parte di Federico II.
Dopo l’abbandono dell’ambizioso progetto e la morte dell’imperatore il feudo del Murgo fu concesso ai Fimetta per poi passare ai Moncada e agli inizi del XV secolo agli Scammacca che lo possedettero per oltre tre secoli.
Ai primi del XVIII secolo l’abside fu chiusa da un muro e da un portale, che nell’architrave riporta incisa la data 1707, e fu trasformata in una piccola chiesa. Attorno alla costruzione sorsero poi diverse case mentre il transetto e la zona absidale furono adibiti a magazzino e a cortile.
I resti della basilica del Murgo, inserite all’interno di una proprietà privata, sono rimasti sconosciuti ai più, anche alle autorità preposte, fin quasi ai nostri giorni. Ancora nel 1994, in occasione dell’ottavo centenario della nascita di Federico II di Svevia, in un convegno svoltosi a Siracusa, il Soprintendente prof. Giuseppe Voza, ebbe a dichiarare:
“… La Basilica del Murgo è un punto di riferimento eccezionale del quale non si può’ non tener conto. Purtroppo, è sconosciuta a tutti e devo dire in parte anche a noi, che cogliendo l’occasione del convegno su Federico II abbiamo potuto fare il punto della situazione”.
Foto tratte da: https://sicilianaturacultura.blogspot.com/
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