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Giornata internazionale della visibilità transgender: la testimonianza di Lorenza

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La sua storia dalla scelta dello sport al confronto con la famiglia

Oggi si celebra la giornata internazionale della visibilità transgender è una ricorrenza annuale che cade il 31 marzo dedicata alla sensibilizzazione contro le discriminazioni verso le persone transgender in tutto il mondo.

In questa occasione Lorenza Campanella consigliera Arcigay Siracusa responsabile gruppo trans, rende “visibile” la sua esperienza di vita:

“Avevo sei anni ed era arrivato il momento per il quale i miei genitori mi chiedevano quale sport intendevo iniziare a praticare per sviluppare il mio corpo di bambino e continuare da lì in poi anche agonisticamente di pari passo alla vita scolastica quella sportiva.

Io non ebbi esitazioni guardando insieme ai miei genitori gli spettacoli serali del sabato sera quali “Fantastico” sulla rete nazionale immaginavo con tutta la mia energica fantasia di indossare un costume attillato alzare le gambe in aria e cantare “Disco bambina” di Heather Parisi.

Così di lì a poco facendo il giro di tutte le attività che svolgevano la danza classica nella mia città alla fine di comune accordo scegliemmo la scuola di danza classica di Ceda Dragicevic uno dei primi ballerini dell’Opera Russa,(patria di talenti mondiali della danza classica vedi Nureyev) innamoratosi di Siracusa coreografo proprio qui.

Quegli anni li ricordo come i più belli e spensierati di tutta la mia vita, tutti i pomeriggi non vedevo l’ora di finire i compiti per esercitarmi in qualche passo di danza alla sbarra o al centro della sala e in alcuni momenti dell’anno prepararmi per le variazioni delle coreografie ispirate ai maestri internazionali e alle musiche di Tchaikovsky come anche di Bizet e molti altri talenti del repertorio classico.

Ebbi la fortuna di debuttare come ballerino di fila per il San Carlo di Napoli per il Teatro alla Scala di Milano e addirittura in due occasioni alla sola età di otto e dieci anni come primo ballerino della compagnia under 18 per l’Opera’ di Belgrado ex Jugoslavia.

Erano anni in cui nelle sale cinematografiche imperversavano diversi musical fra i quali i più famosi “Fame ” più noto come “Saranno famosi “tratto dall’omonima serie tv americana e” Flashdance”.

La mia vita continuava ad indicarmi dei sogni tutti in rosa. Purtroppo come in tutte le famiglie non sempre le idee di qualcuno potevano essere apprezzate da tutti i componenti della famiglia pertanto verso i 12 ed anche verso i 14 fui costretta ad uno strappo alla danza poi ripresa verso i 16 anni per volere e per spinta dei miei due fratelli più grandi che si accorgevano di una femminilità prorompente che stonava nella mia presentazione ai loro amici alle loro amiche o se ne avessero avute alle loro relazioni non solo sociali ma anche sentimentali.

Così entrambi spinsero i miei genitori a valutare un cambio di programma per un fratello scomodo e diverso da loro e fu così che fui proiettato in quei due anni allo sport del nuoto, uno sport che certamente ha della grazia ma come prima diciamo visibile “controindicazione”per dirla nel modo in cui io l’ho sentita, ti cambia la struttura ossea facendo lavorare tutta la parte alta oltre alle gambe e inevitabilmente mi ritrovai così un’apertura spalle che assomigliava più all’immagine televisiva di Hulk piuttosto che delle mie amatissime Principesse Disney.

Fu allora che iniziai la mia determinazione e autodeterminazione alla Transessualità, recandomi in quello che un tempo si chiamava “Consultorio Familiare di quartiere” che forniva gratuitamente un supporto psicologico e medico.

Portai tutta la mia famiglia dopo una mia prima visita in solitaria ad una terapia familiare.

Furono chiamati gli assistenti sociali che iniziarono insieme al parere dello psicologo un sostegno per una terapia farmacologica presso endocrinologo.

Da lì in poi nulla è stato come prima. Non mi sono più fermata nella costruzione interna ed esterna a me di quella natura femminile che sentivo da sempre e che mi portava a ricercare nel sesso maschile il mio riferimento ai primi batticuori e infatuazioni.

Ho lottato davvero tanto per fare in modo che la mia famiglia medio borghese o qualcosa in più perché comunque in vista per un cognome che tutti conoscevano per via dei meriti lavorativi di Cavaliere ed Ufficiale insigniti da due diversi Presidenti della Repubblica al mio oramai defunto padre Geometra Campanella e alla mia amorevole mamma Lucia Pisana che fu anche lei una famosa sarta creativa per le signore siracusane degli anni 60 in poi.

Il rapporto coi miei fratelli è decisamente migliorato nel tempo e ad oggi che siamo orfani dei nostri genitori non facciamo più discorsi dei momenti di incomprensioni o malvessazioni che furono.

Posso anche affermare di essere stata circondata sempre da buoni amici e amiche, a scuola come altrove.Ho viaggiato molto e forse continuerò a farlo.

Cosa posso dire dopo questo mio personale racconto, probabilmente che chi la dura la vince, che quando si ha una verità che grida giorno dopo giorno per essere ascoltata e compresa, forse per lo meno lo è stato nel mio caso, alla fine non può che aprire gli occhi la mente e accompagnare un gap generazionale o più di uno nell’incontro con l’evoluzione spazio temporale della vita stessa che inesorabilmente va avanti senza sosta e senza sconti per nessuno.

Solo così posso dire di aver potuto affermare la mia identità di genere e un amore ricambiato fra le parti.

È stata molto dura ma ho vinto perché ho iniziato proprio dal primo nucleo che si ha quando si viene al mondo e da lì ho costruito le mie reti socio artistico culturali e lavorative per la donna che oggi sono e che è stata riconosciuta anche a livello giuridico nel cambio sessuale anagrafico.

Ringrazio certamente le varie Onlus che ogni giorno combattono per i diritti delle Transgender e Transessuali italiane e con sincera modestia e solidarietà invito tutte/i/u coloro che provano un disagio nel proprio corpo, un malessere che non permette di vivere serenamente la propria vita, “Gridate” come ho fatto io, a qualunque età il vostro malessere e trasformatelo nella vostra forza, nella vostra “unicità”, perché questa è l’unica strada per il vostro successo personale e per “non vergognarvi” di dare voce, la vostra voce al mondo intero che non c’è nulla di sbagliato in voi”.

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