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Crisi Petrolchimico, Baio e Blancato: “Necessaria mobilitazione generale, ma finora reazioni deboli”

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Attese soluzioni concrete dal tavolo negoziale convocato dal sottosegretario al Mise, Alessandra Todde

La crisi, grave, del Petrolchimico siracusano al centro di una nota di Salvo Baio e Mario Blancato, che lamentano unna reazione forse inadeguata rispetto alle possibili paventate conseguenze non solo per l’area industriale ma per l’economia dell’intero territorio.

“Per allentare la tensione in cui vive da mesi il Petrolchimico siracusano, dobbiamo paradossalmente augurarci che il premier ungherese Viktor Orban si opponga al blocco della fornitura di petrolio e gas russo.

In caso di embargo o di ulteriore inasprimento delle sanzioni europee alla Russia, la situazione potrebbe precipitare, spazzando via migliaia di posti di lavoro, con ripercussioni pesanti sulla nostra economia.

La “capitale” meridionale del Petrolchimico è diventata una delle aree industriali più vulnerabili del Paese. A subire i contraccolpi della dipendenza energetica russa e dell’incertezza delle linee guida per la transizione energetica nel settore della raffinazione è soprattutto l’Isab che fa parte del gruppo russo Lukoil.

Il caso del Petrolchimico di Priolo – ha scritto il Corriere della Sera – racchiude tutte le fragilità italiane. Dunque, un caso nazionale che avrebbe dovuto spingere il Governo Draghi ad intervenire per arginare la crisi e scongiurare l’effetto domino.

Ma da Roma l’unico segnale pervenuto, dopo mesi di silenzio, è la convocazione di un tavolo negoziale da parte della sottosegretaria al Mise (ministero per lo sviluppo economico) Alessandra Todde.

Vedremo di quale mandato a trattare disponga la rappresentante del governo, ma non si può negare l’utilità dell’iniziativa, frutto delle pressioni dei parlamentari siracusani dei Cinque Stelle.

Deve essere chiaro però che quando il governo istituisce un tavolo negoziale o ha soluzioni concrete da proporre oppure l’incontro accentuerà la tensione.

La sottosegretaria Todde dovrà chiarire che fine ha fatto la richiesta avanzata dall’ Associazione degli industriali, dai sindacati dei lavoratori, dagli enti locali al Mise, tramite la Regione Sicilia, di riconoscimento di “area di crisi industriale complessa”, che potrebbe mettere in moto investimenti per circa due miliardi.

La gravità della situazione richiede la mobilitazione generale, l’unità delle forze sociali e politiche, degli enti locali, delle associazioni di categorie. Ma finora le reazioni sono state deboli ed evanescenti.

E’ accaduto anche che alcuni parlamentari dei Cinque Stelle, abbiano sollecitato la prefetta di Siracusa a rappresentare a Roma la gravità della situazione, mentre il ministro degli Esteri, Di Maio, invocava maggiore fermezza e coraggio per bloccare l’importazione di petrolio e gas dalla Russia prendendosela con Orban perché, buon per noi, si è messo di traverso.

Tuttavia a loro va riconosciuto il merito della convocazione del tavolo negoziale. Ci sono stati anche silenzi rumorosi come quello del mio partito, il Pd, che a Siracusa è sparito dai radar della politica e sul caso del Petrolchimico non ha detto una sola parola.

Addirittura un assessore comunale Dem ha scritto sui social che bisogna boicottare la russa Lukoil. Stesso silenzio da parte dei ministri e sottosegretari del Pd.

La nostra zona industriale è stata in passato teatro di grandi lotte operaie per l’occupazione. I sindacati allora avevano il sostegno solidale dei grandi partiti e delle istituzioni.

Altri tempi, altra politica. Ora il quadro è cambiato, nonostante il Petrolchimico viva una delle fasi più delicate e il suo futuro sia seriamente minacciato.

L’ex segretario della Cgil, Paolo Zappulla, si è chiesto cosa impedisca di chiamare alla lotta i lavoratori.

Nessuno ignora la complessità della situazione, ma non possiamo assistere passivamente al declino del nostro insediamento industriale.

Un’ultima cosa. Da quanto abbiamo letto, ci sembra di capire che il sindaco di Siracusa non prenderà parte al tavolo negoziale. Delle due l’una: se si tratta di una sua rinuncia è grave, se non è stato neanche invitato è ancora più grave, perché le istituzioni prescindono da chi le rappresenta”.

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