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Baio ed “Effetti Collaterali”: “Può e deve spingere il Pd ad uscire dall’immobilismo”

Baio ed "Effetti Collaterali": "Può e deve spingere il Pd ad uscire dall'immobilismo"

Focus sulle questioni principali, a partire da come affrontare le prossime elezioni regionali

L’associazione “Effetti Collaterali” può e deve spingere il Pd siracusano ad uscire dall’immobilismo in cui si trova da tempo: a pensarla così è Salvo Baio, esponente storico del Partito Democratico che accoglie con favore la nascita dell’associazione a cui dedica con una serie di riflessioni nell’intervento di oggi:

“La nascita dell’associazione politica “Effetti collaterali”, della quale sono un aderente, anzi un compagno di base, come si sarebbe detto un tempo, è una novità positiva nel panorama politico siracusano. Condivido e sostengo pienamente la leadership di Alessandro Acquaviva a cui faccio i migliori auguri.

In un partito come il Pd, strutturato in correnti e correntine, prive di un comune denominatore valoriale, l’entrata in campo di un’associazione politicamente trasversale e saldamente radicata nel centrosinistra è una buona notizia, tanto più se farà da pungolo politico e non avrà peli sulla lingua.

“Effetti collaterali” può e deve spingere il Pd ad uscire dall’immobilismo e dallo schema paralizzante maggioranza-minoranza, dando un contributo di novità e di rinnovamento sulle questioni principali, a partire da come affrontare le prossime Regionali.

Ad Acquaviva mi permetto di dire che “rinnovamento” non significa avere trent’anni di meno, pur essendo personalmente favorevole a mettere il partito nelle mani delle nuove generazioni. Ma anche il partito dei trentenni o dei quarantenni avrà bisogno di compagne e di compagni che vengono da una tradizione politica generosa e limpida.

Marika è uno dei cervelli politici più lucidi del Pd e nelle cose che dice e fa ci mette sempre la faccia. Bruno è il dirigente con maggiore esperienza amministrativa e conoscenza dei temi sindacali ed economici. Quanto a Salvo Adorno, a parte le eccessive prudenze diplomatiche, che però sono connaturate al ruolo di segretario, ha doti culturali e umane (ma anche politiche) che ne fanno un intellettuale di prim’ordine e una straordinaria persona perbene.

Alessandro Natta, penultimo segretario del Partito comunista (e grande latinista e grecista) amava dire che un partito che non ha un passato (la memoria), difficilmente avrà un futuro, come non avrà un futuro il partito che ostacola il ricambio generazionale.

Consiglio a questo proposito il bel libro “Comunisti a modo nostro” di Emanuele Macaluso e Claudio Petruccioli nel quale è dedicato un capitolo molto interessante proprio sul rapporto fra due generazioni di militanti: quella di Macaluso e quella di Petruccioli.

Aggiungo, per tornare all’oggi, che fin qui non abbiamo fatto fino in fondo i conti con la genesi del Pd, con la mancanza di una base politica e culturale unitaria e con il ruolo paralizzante delle correnti interne, ridotte ad aggregati di potere.

In questo quadro, e non parlo solo di Siracusa, va inserito il fenomeno, dai contorni trasformistici, dell’adesione al Partito democratico di persone che considerano il partito un bus sul quale salire per realizzare le proprie ambizioni elettorali.

Questo fenomeno va contrastato, non perché non sia legittimo avere ambizioni elettorali, quanto perché snatura il senso dell’appartenenza e rischia di introdurre nella nostra vita politica elementi di regressione.

Fate perciò bene, amici e compagni di “Effetti collaterali”, ad alzare la soglia valoriale ed etica della militanza, specie se può ‘costringere’ il nostro partito ad uscire dall’ambiguità e a sottrarsi alle pastette politiche”.

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