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L'INTERVENTO

Siracusa, la cittadella dello sport e una storia di sport negato: Baio “Il Comune apra gli occhi”

pallone tensostatico

Riflettori puntati sulla vicenda dell’Asd Blu Land resa pubblica dal suo dirigente Luca Campisi

Salvo Baio torna ad occuparsi della Cittadella dello sport di Siracusa e del sistema di gestione dell’impianto, prendendo spunto da quanto raccontato dal dirigente dell’Asd Blu Land, Luca Campisi: “Scoperchiando il vaso di Pandora della Cittadella dello Sport, spuntano storie di sport negato e di rapporti anomali tra i soggetti che a vario titolo o senza titolo gestiscono il complesso di strutture sportive più importante della Sicilia. Soprattutto vengono confermate la ramificata privatizzazione degli impianti sportivi (e perfino degli spazi pubblici) e l’idea dello sport non come inclusione sociale, ma come business e (forse) come potenziale serbatoio elettorale.

Della “generosità” dell’amministrazione comunale ho più volte detto: essa è riassunta nella cifra di oltre un milione e centomila euro di cui la metà data al gestore sotto forma di “contributi comunali”, benché assolutamente non consentiti dalla legge che regola il bando di gara, e l’altra metà a carico del gestore stesso e che, ad oggi, non é stata ancora corrisposta.

C’è una storia di sport negato che ho potuto ricostruire parlandone con Luca Campisi, dirigente dell’Associazione sportiva dilettantistica Blu Land, una scuola di calcio a 5 per ragazzi di età inferiore ai 12 anni. La storia è significativa in sé, ma è soprattutto rivelatrice di un sistema sul quale Palazzo Vermexio ha fin qui chiuso gli occhi.

La Blu Land viene invogliata a far parte dei club che frequentano la Cittadella, dove si respira un clima da “nuova primavera sportiva” alimentato dagli annunci di “integrazione sociale” veicolati con enfasi dall’allora assessore allo Sport, Francesco Italia, che non esita ad evocare “i fasti del passato”. La scelta di chiedere gli spazi della Cittadella per i propri atleti per la stagione 2019/2020 è indubbiamente positiva. Ma l’insidia e la beffa sono dietro l’angolo e, secondo la denuncia di Luca Campisi, hanno un nome: Madi Sport, una associazione sportiva diventata dominus del campo di calcetto, del quale ha una sorta di esclusiva, a seguito di accordi, più mercantili che sportivi, con il gestore della Cittadella.

La Madi Sport, forte della posizione monopolistica detenuta, detta le regole e soprattutto impone a proprio piacimento le tariffe: 40 per cento delle quote pagate dai ragazzi iscritti alla scuola di calcio per il primo anno, 50 per cento per la stagione successiva (2020/2021) e 2.300 euro mensili, senza limitazione di orario, dal prossimo settembre.

In base a quali regole avviene questa escalation tariffaria? Nessuna. Anzi, avviene in violazione delle regole. Sia il capitolato prestazionale che la convenzione fissano infatti il principio in base al quale le società sportive che fruiscono degli impianti sportivi pagano al gestore una tariffa oraria stabilita dalla giunta comunale. Perché questa regola non vale anche per il campo di calcetto? Perché è la conseguenza dello spacchettamento degli impianti operato dal gestore che funziona in questo modo: il gestore dà in “subaffitto” le strutture della Cittadella a delle società sportive che si impegnano ad eseguire a loro spese opere di ristrutturazione e rigenerazione degli impianti e a corrispondere un quid mensile come “affitto”. In cambio l’associazione sportiva contraente si gestisce le tariffe e il rapporto con i club sportivi che utilizzano gli spazi. Questo meccanismo opera in alcune strutture del Palasport, ma ho motivo di ritenere che operi anche per la gestione dei campi di tennis, per gli impianti di padel tennis, per il tensostatico. Tutto questo è legittimo? Stiamo parlando di impianti sportivi pubblici e di suolo pubblico, non del giardino di casa del gestore o di questa o quella associazione. Gli amministratori comunali, dal sindaco, all’assessore allo Sport, al dirigente del settore Sport, hanno lasciato fare, omettendo i dovuti controlli.

Torniamo alla Blu Land: difronte all’arbitraria e pazzesca richiesta di pagare 2.300 euro al mese per fruire del campo di calcetto, Campisi si rivolge ad un legale. Partono le mail e le pec dirette al sindaco e all’assessore allo Sport, i quali passano la pratica al dirigente del settore Sport, Miccoli. Quest’ultimo incontra i dirigenti della Blu Land accompagnati dal legale e chiede loro di presentargli una nota ufficiale per disporre gli accertamenti del caso. L’ esposto viene presentato ma resta senza riscontro. L’assessorato allo Sport è un muro di gomma. A questo punto Luca Campisi scrive una dettagliata nota in cui espone fatti, nomi e cognomi e riferisce circostanze degne di attenzione come le ricevute dei pagamenti effettuati per avere gli spazi che diventano “erogazioni liberali”.

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