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Sanità e Pnrr nel Siracusano, Baio: “La bozza del governo regionale buona base di partenza da razionalizzare”

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Entro febbraio il quadro sarà più chiaro in ordine ai contenuti e sarà possibile entrare nel merito delle proposte

Sanità e Pnrr nell’intervento che segue l’analisi ragionata di Salvo Baio:

“Il piano di riorganizzazione della sanità previsto dal Pnrr è un’occasione importantissima per migliorare e umanizzare il rapporto tra i cittadini e le strutture sanitarie.

La bozza presentata dal governo regionale va sicuramente razionalizzata, ma rappresenta una base di partenza per una discussione di merito che deve coinvolgere le rappresentanze del territorio e degli operatori sanitari.

Dico “di partenza” perché solo dopo che la giunta Musumeci avrà presentato i piani operativi (l’articolazione dei moduli organizzativi, modi e tempi di attivazione degli ospedali di comunità, delle case di comunità e delle centrali operative territoriali) si potrà esprimere un appropriato giudizio di merito.

Ciò che a mio avviso va evitata, in questa fase, è la guerra dei campanili sulla territorializzazione delle strutture, che è cosa diversa dal riconoscere che in alcune aree territoriali, ad esempio Pachino, i servizi sanitari vanno potenziati.

Discorso a parte andrà fatto per l’ospedale di Noto, che non può restare come è adesso, cioè un non-ospedale.

L’esperienza della istituzione in provincia di Siracusa di quattro unità sanitarie locali ci ha insegnato che il metodo più efficace da seguire è quello deduttivo: partire dalle idee generali per applicarle nel particolare.

L’idea generale che ispira il piano di riorganizzazione strutturale della sanità è da condividere in quanto si propone di spostare l’asse dell’intervento sanitario dagli ospedali al territorio.

Se nel territorio, cioè nei luoghi dove le persone vivono e lavorano, viene istituita una rete di servizi e/o strutture sanitarie (ad esempio i presìdi poliambulatoriali) per la cura e la prevenzione delle malattie, si può limitare lo stress delle strutture ospedaliere evitando ricoveri non necessari o riducendone la durata, cosa che non è possibile fare se non si creano alternative intermedie nel territorio come gli ospedali di comunità, che a loro volta sono uno strumento di passaggio per attivare l’assistenza domiciliare.

Il dibattito alimentato dagli Ordini dei medici, dalla comunità scientifica, dalle amministrazioni regionali nella fase acuta della pandemia, quando gli ospedali “scoppiavano”, ha posto con forza l’esigenza di potenziare la sanità territoriale e il Pnrr giustamente l’ha fatta propria.

Infatti la missione numero 6 dedicata alla salute prevede esplicitamente gli ospedali di comunità, le case della comunità, il potenziamento dell’assistenza domiciliare e una più efficace integrazione con i servizi socio-sanitari.

Naturalmente passare dal dire al fare non è mai semplice e anche le idee più belle se applicate male non funzionano.

Le proposte avanzate dal governo siciliano stanno dentro i criteri direttivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La Giunta Musumeci si è limitata a specificare provincia per provincia il numero delle strutture da realizzare, cioè la cornice. i contenitori.

Entro febbraio avremo un quadro più chiaro in ordine ai contenuti e dunque, come dicevo, i rappresentanti istituzionali del territorio e delle forze sociali e delle categorie interessate potranno entrare nel merito delle proposte.

Ma già da ora, come è stato giustamente osservato, è opportuno “correggere” alcuni aspetti riguardanti l’articolazione delle strutture.

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