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Pd e M5S, l’auspicio di Baio: “A Caterina Chinnici il sostegno dei CinqueStelle siciliani”

Pd e M5S, l'auspicio di Baio: "A Caterina Chinnici il sostegno dei CinqueStelle siciliani"

Non convince l’idea del Partito Democratico di escludere dall’alleanza di centrosinistra i pentastellati

Alleanze politiche nazionali e possibili ricadute sulle Regionali. A fare il quadro è l’esponente del Pd Salvo Baio, che auspica rapporti migliori tra Pd e M5S in Sicilia e scelte diverse:

“Non convince la scelta del Pd di escludere dall’alleanza di centrosinistra i CinqueStelle i quali sono fatti oggetto di un durissimo attacco mediatico e politico, scagliato da più parti in quanto ritenuti responsabili di aver acceso la miccia che ha fatto cadere il governo Draghi.

Il casus belli, come è noto, è il loro non voto sul decreto Aiuti, sul quale il governo aveva messo la fiducia. Questo decreto conteneva punti indigeribili per i CinqueStelle come il termovalorizzatore di Roma e una modifica alla normativa del reddito di cittadinanza.

Per tali motivi, su cui si può essere o meno d’accordo, i pentastellati non avevano votato nel Consiglio dei ministri il provvedimento e pertanto era logico aspettarsi analogo comportamento al Senato.

La via d’uscita per evitare il patatrac era stata indicata dal ministro per i Rapporti con il Parlamento D’Incà e consisteva nel non porre la questione di fiducia e votare il provvedimento per punti.

Normalissima tecnica parlamentare, che avrebbe disinnescato la miccia. I CinqueStelle avrebbero votato contro i due o tre punti da loro osteggiati e a favore su tutto il resto. Ma Draghi ha rifiutato di accogliere una proposta ragionevole che avrebbe evitato la crisi.

C’è poi la questione dei famosi nove punti proposti dal M5S. Alcuni di essi erano assolutumente condivisibili, anzi erano considerati “di sinistra” da esponenti di primo piano del Pd come Boccia e Orlando.

Si potrà obiettare, ed in buona parte è così, che la proposta nasceva da esigenze di visibilità politica e che il M5S era attraversato da inquietudini profonde e sbandamenti politici.

Ma come avrebbe reagito qualsiasi altra forza politica che subisce una scissione che le porta via oltre 60 parlamentari, scissione certamente preparata e accolta benevolmente da ambienti politici, economici e dell’informazione.

Forse Draghi con un po’ di duttilità e di realismo avrebbe potuto sedare le fibrillazioni dei pentastellati.

Detto questo, non si possono negare gli errori da loro commessi che gli hanno fatto perdere il controllo della situazione, esponendoli alle forti critiche che salivano dal Paese.

In questo quadro, il Pd, che è stato un partito che ha sostenuto lealmente e convintamente il governo Draghi, ha deciso di non allerarsi con il M5S, facendo saltare il campo largo.

Ridotto all’osso, Enrico Letta ha fatto il seguente ragionamento: non posso impostare la campagna elettorale difendendo l’operato di Draghi e facendo della sua agenda una bandiera, avendo come alleato un partito che è corresponsabile della fine anticipata della legislatura.

Se da un lato ciò è comprensibile, dall’altro non si può negare che il centrosinistra rischia di perdere una notevole quantità di voti (i sondaggi danno i CinqueStelle al 10 per cento) che secondo l’Istituto Cattaneo incideranno in modo rilevante nei collegi uninominali.

Inoltre, si rischia di mandare al Paese un messaggio non dico di resa, ma di rassegnazione alla vittoria del centrodestra.

Ci si augura che il quadro delle alleanze nazionali non abbia ricadute sulle Regionali e che Caterina Chinnici abbia il sostegno dei CinqueStelle siciliani”.

 

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