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La “motta” di San Calogero a punta Castelluccio

di Marco Monterosso
punta castelluccio

Tra i numerosi castelli medievali del nostro territorio di cui si è ormai persa quasi ogni memoria quello di San Calogero, nella zona di costa Saracena, nel comune di Augusta, è certamente uno dei meno conosciuti

Una prima costruzione fortificata sulla punta del “Castelluccio” si deve probabilmente a Riccardo di Passaneto il quale, dopo aver rivestito importanti cariche del regno, nel primo decennio del Trecento cedette quelle terre all’ordine militare di San Giacomo (Santiago) di cui indossò l’abito religioso, divenendone precettore generale in Sicilia. (L. Sciacca, Riccardo di Passaneto e la commenda dei cavalieri di Santiago a Lentini, 2003)

La “motta” di San Calogero a punta CastelluccioCon la ripresa degli scontri con gli angioini e per il dilagare della guerra civile, nel 1355 Federico IV concesse la “motta di San Calogero” al catalano Ughetto de Lanzano.

Di lì a breve il re gli accordò sia la facoltà di “fortificare ed abitare la detta motta” sia la facoltà di esercitare la pirateria contro le navi dei “nemici, traditori e ribelli” e ciò in considerazione “dell’aiuto prestato dal Lanzano con una sua galea contro i nemici, che occupavano Aci, e dei vantaggi che ne trarrebbe il Regno dall’abitazione e fortificazione della motta stessa”.

Alcuni atti del 1366 riportano un contenzioso tra gli eredi di Riccardo Passaneto, che rivendicavano il diritto di nominare il precettore del “monastero di Santa Maria della Milizia di San Giacomo, alias della comunità di San Calogero” e il maestro generale dell’Ordine.

Il re, riconoscendo il diritto dei discendenti di Riccardo Passaneto, Margherita e Blasco, ratificò la nomina a precettore di Antonio Pallotta rilasciando lettere regie che gli garantivano il sostegno delle autorità nell’ottenere il “pacifico possesso dei beni e delle rendite appartenenti a quel monastero”. (A. Marrone, Repertorio degli atti della Cancelleria del Regno di Sicilia, 2012) Tuttavia nel 1369 risulta “precettore della domus, ballia e comandaria di San Calogero nel Regno di Sicilia” Raimondo Moncada, certamente un consanguineo del conte di Augusta Matteo (I), mentre nel 1371 è attestato un tale fra’ Antonio de Fide di Trapani.

Dal 1396 al 1398 controllò la motta Guglielmo Raimondo (III) Moncada.

Con l’avvento al trono siciliano dei Martini, nel 1398 la motta di San Calogero, ritornò nelle disponibilità della corona mentre nello stesso anno fu nominato precettore dell’ordine di Santiago fra’ Antonio de Pace.
(M. Gaudioso, Per la storia del territorio di Lentini nel secondo Medioevo, 1926)

La “motta” di San Calogero a punta Castelluccio

Già a metà del Quattrocento il piccolo castello sulla costa era però in stato di semiabbandono cosicché Alfonso il Magnanimo, per rilanciare la località, nel 1448 concesse lo svolgimento di una fiera per San Giacomo autorizzando, quanti lo volevano, a stanziarvisi. (F. Maurici, Castelli medievali di Sicilia, 2001) Secondo il Barbieri risale allo stesso periodo la concessione a calare una tonnara rilasciata al commendatore di San Calogero, dietro pagamento di 15 Tarì annui. (G.L. Barberi, Liber de Secretis, 1506-1529) Nel 1493 Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, ottenendo dal Papa l’amministrazione in perpetuo dell’Ordine di Santiago, ne incorporarono i beni al regio demanio.

Nel XVI la motta fu probabilmente oggetto di lavori di restauro, poiché nel 1584 il Camilliani cosi la descrive:

“Sieguono… le timpe di S. Caloiero… le quali conducono al ridotto e foggia del detto Santo… Montando ad alto, si arriva a un castelletto, il quale per il sito saria molto forte, se fusse guardato e tenuto come conviene, perché le mura intorno lo circondano di maniera, che con non molta gente si potria guardare da qualsivoglia correria de’ corsali. Si vede anco una torre molto forte, quale per la sua eminenza e grandezza si è dedicata alla guardia tanto necessaria, ed assicurerà tutto il commercio ed arbitrio, che quivi si adatta” (G. Di Marzo, Delle belle arti in Sicilia, 1858.59)

Ancora a metà del Settecento doveva essere in buono stato di conservazione essendo descritta da Vito Amico come una “non inelegante rocca, in custodia della cala e della tonnara del medesimo nome, con una specola”. (Dizionario topografico della Sicilia, ed. curata da G. Dimarzo, 1855)

La “motta” di San Calogero a punta Castelluccio

Della torre “molto forte” descritta da Camilliani non rimane oggi nessuna traccia e il suo impianto, in mancanza di rilievi e piante, resta ancora sconosciuto. È tuttavia probabile che le ultime tracce materiali della motta di San Calogero scomparvero definitivamente a seguito della costruzione di una postazione armata costiera, realizzata durante la seconda guerra mondiale. (vedi foto)

Foto di Angelo Magnano©

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