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Infiltrazioni mafiose nell’economia palermitana: 7 misure cautelari e sequestro di negozi e beni per 5 milioni

Infiltrazioni mafiose nell'economia palermitana: 7 misure cautelari e sequestro di negozi e beni per 5 milioni

Gli indagati sono indiziati, a vario titolo, dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare Cosa Nostra

Infiltrazioni mafiose nell’economia palermitana: questo il reato ipotizzato dalla Guardia di Finanza che ha eseguito 7 misure cautelari oltre al sequestro di negozi e beni per 5 milioni.

L’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – Sezione Palermo, riguarda 7 persone: 2 sono finite in carcere, 2 ai domiciliari. Per altri 3 è stata disposta la misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali per un anno.

Gli indagati sono indiziati, a vario titolo, dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare Cosa Nostra.

Con il medesimo provvedimento è stato disposto il sequestro preventivo di 5 società operanti nel settore della vendita al dettaglio di capi d’abbigliamento, intimo ed accessori e di 13 punti vendita con sede a Palermo, Cefalù e Favignana, oltre a un’auto nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro.

Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo hanno riguardato le attività di due imprenditori palermitani che, gestendo attraverso prestanome un articolato reticolo societario, avrebbero posto in essere un complesso di condotte finalizzate ad agevolare e rafforzare gli interessi economico-criminali del mandamento mafioso di Pagliarelli.

Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini consentono di ipotizzare, in particolare, che uno degli indagati, imprenditore di successo, abbia fornito sostegno a colui che risulterebbe essere il “reggente” del mandamento, già condannato per associazione mafiosa.

Questo avrebbe permesso di rafforzare il potere dell’uomo d’onore sul territorio, consentendo di conseguire notevoli guadagni da utilizzare per le finalità proprie dell’organizzazione mafiosa, prima fra tutte l’assistenza alle famiglie dei detenuti.

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