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Guerra in Ucraina, le imprese del Siracusano al secondo posto in Sicilia per le conseguenze subite

Guerra in Ucraina, le imprese del Siracusano al secondo posto in Sicilia per le conseguenze subite

Avanzate al governo nazionale proposte di intervento strutturale per mitigare le conseguenze economiche del conflitto

Le imprese del Siracusano al secondo posto in Sicilia per le conseguenze subite dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina.

Lo dice Confartigianato basandosi su dati Istat.

Il presidente provinciale, Daniele La Porta, avanza alcune proposte di intervento strutturale richieste al Governo nazionale per mitigare le conseguenze economiche della guerra.

“Diminuire significativamente le accise sui prodotti energetici e sul gas naturale – riferisce – incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili; sostenere la liquidità delle imprese attraverso una moratoria del credito; compensare le perdite di fatturato dovute al blocco del mercato russo ed ucraino nel settore del made in Italy e turistico; incentivare la coltivazione nel nostro territorio dei prodotti agricoli relativi alla produzione di farine e mangimi per allevamento”.

A livello provinciale si osserva un più alto coinvolgimento del sistema produttivo nei settori maggiormente sotto stress a Ragusa con il 25,2% di occupati coinvolti nelle imprese in prima linea, seguita da Siracusa con il 24,9% e da Caltanissetta con il 24,4%.

Occorre infine considerare le criticità legate all’approvvigionamento delle materie prime nei settori dell’alimentare, dei metalli e delle costruzioni.

Riguardo poi le misure agevolative varate per esempio con il Superbonus in edilizia, La Porta chiede al  Governo di eliminare le condizionalità previste per la fruizione dei vari bonus attualmente legata al raggiungimento di percentuali di stati di avanzamento dei lavori entro date prefissate.

Per scongiurare inoltre il rischio di blocco dei cantieri vengono sollecitate, infine, urgenti modifiche all’articolo 29 del decreto sostegni Ter al fine di poter adeguare in modo strutturale e vincolante i prezzi delle materie prime ai nuovi valori di mercato, sia per le opere in corso che per quelle ancora da bandire.

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