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Dpcm e salvaguardia del Petrolchimico, Baio: “Non è la strada giusta”

isab

Baio condivide le dichiarazioni del Procuratore capo Gambino sulla necessità di “una legge specifica che consenta al depuratore di agire in deroga alla legge ordinaria”

La firma del Dpcm a salvaguardia del petrolchimico siracusano non sarebbe la strada giusta. A dirlo è Salvo Baio esponente del Partito Democratico. Di seguito il suo intervento:

“Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) risolve i problemi del Petrolchimico? Prima di rispondere, è opportuno specificare il suo contenuto, che punta a garantire la continuità produttiva della raffineria Isab, dichiarata impianto di interesse strategico nazionale, e (malamente) quella del depuratore consortile Ias in quanto infrastruttura strumentale dell’Isab.

Il Dpcm rinvia il bilanciamento delle esigenze produttive, occupazionali e ambientali ad un successivo decreto, da emanare entro 30 giorni, del ministero delle Imprese di concerto con il ministero dell’Ambiente, col ministero dei Trasporti e con il coinvolgimento dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

E’ anche previsto un “coordinamento” con la Regione Siciliana per gli aspetti ambientali legati al depuratore Ias.

Ciò detto, è tutto da dimostrare che allo stato il Dpcm possa garantire la continuità prodruttiva dell’Isab e quella del depuratore, dal momento che quet’ultimo è sotto sequestro per disposizione della magistratura nell’ambito di un procedimento giudiziario per presunto disastro ambientale.

Di più: anche “salvando” l’Isab e per implicazione l’Ias, come si garantisce la produzione degli altri stabilimenti del Petrolchimico, in particolare Sonatrach e Priolo servizi, e il conferimento dei loro reflui nel depuratore, considerato che il Dpcm riguarda solo l’Isab?

Resta poi da sciogliere il delicatissimo nodo della salvaguardia ambientale e della salute dei cittadini.

A questo proposito va ricordato che è in corso un accertamento disposto dai magistrati per verificare l’idoneità dell’impianto di depurazione a smaltire i fanghi prodotti dalle industrie del Petrolchimico.

Se questo accertamento dovesse confermare l’inadeguatezza del depuratore, il suo dissequestro, in base alla legislazione vigente, sarebbe impossibile, con tutte le conseguenze che sul piano produttivo e occupazionale si possono immaginare.

Ecco perché la strada da imboccare è quella indicata dalla procuratrice capo di Siracusa, Gambino, la quale ha rilasciato alla trasnissione Report dello scorso novembre la seguente dichiarazione:”Servirebbe una legge specifica che consenta al depuratore di agire in deroga alla legge ordinaria, oppure la Procura dovrà necessariamente procedere al fermo dei reflui.”

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