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dissesto idrogeologico

Cavagrande del Cassibile, in gara la messa in sicurezza dei sentieri di accesso della riserva

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Al bando, dell’importo di 1,3 milioni di euro, si potrà partecipare entro il 25 gennaio prossimo

In dirittura d’arrivo l’intervento per garantire la più sicura fruibilità della riserva naturale orientata Cavagrande del Cassibile, vera perla paesaggistica nei territori dei Comuni di Avola, Noto e Siracusa.

La Struttura per il contrasto del dissesto idrogeologico, guidata dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, pubblica la gara per i lavori di messa in sicurezza dei sentieri di accesso della riserva.

Al bando, dell’importo di 1,3 milioni di euro, si potrà partecipare entro il 25 gennaio prossimo.

“Abbiamo il dovere di proteggere e valorizzare le ricchezze naturalistiche della Sicilia – dice il governatore – preservandole dai rischi e dall’incuria.

Solo in questo modo potremo offrirle ad una fruizione turistica che risponda ai migliori standard di sicurezza”.

L’area ha un’estensione di 2.760 ettari, attraversata per circa dieci chilometri dal fiume Cassibile che ha scavato la roccia in un paesaggio che si caratterizza per una serie di pareti a strapiombo e per i suoi laghi naturali.

Il pericolo maggiore è quello del distacco di massi sui sentieri di accesso e sulle aree di visita: diversi, negli ultimi anni, gli episodi di questo genere che hanno portato alla chiusura dei varchi di Scala Cruci e Mastra Ronna e dei vari percorsi che portano al fondo valle.

Una situazione che ha costretto a individuare due soli accessi utili, Carrubbella e Stallaini, e a ridurre fortemente gli spazi visitabili; infatti il sito risulta parzialmente chiuso dal luglio del 2014.

L’altra esigenza è quella di assicurare l’integrità del contesto naturale, evitando in ogni modo opere di protezione che possano risultare invasive.

È per questo che verranno predisposti interventi dimensionati alle specifiche problematiche, con un impatto minimo.

Il progetto di mitigazione del rischio dell’area prevede sia interventi attivi in parete per bloccare tutta una serie di massi individuati come instabili, sia interventi passivi lungo il pendio per intercettare tutti quei blocchi, di medie e piccole dimensioni, che possono staccarsi a causa di un crescente fenomeno erosivo.

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