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Blasoni e borghesia nei “nuovi quartieri” siracusani

di Marco Monterosso
Blasoni e borghesia nei “nuovi quartieri” siracusani

Nelle città di “antico regime” uno dei simboli identificativi più evidenti della committenza nobiliare, specie negli edifici secolari ed ecclesiastici più importanti, è rappresentato dall’uso del blasone. L’emblema araldico rappresentava infatti, attraverso l’uso di un linguaggio figurato, la manifestazione del preminente ruolo sociale, politico ed economico della famiglia committente, impetrandone il nome nella memoria collettiva.

Siracusa, costituita in piazzaforte militare nella seconda metà del Seicento, di fatto imprigionata per oltre tre secoli all’interno di Ortigia, conserva sull’isola le uniche tracce degli antichi blasoni di età tardo medievale e moderna. Stemmi e blasoni che, dal trecentesco palazzo Mergulese al settecentesco palazzo Gargallo, testimoniano, attraverso i secoli, l’attività edificatoria delle maggiori famiglie del patriziato cittadino.

Blasoni e borghesia nei “nuovi quartieri” siracusani

In realtà a Siracusa è presente anche un buon numero di blasoni di età contemporanea, che seppur pressoché sconosciuti ai più, si conservano ancora nei nuovi quartieri siracusani, costruiti a cavallo tra ‘800 e ‘900, dopo che il demanio militare trasferì all’amministrazione comunale la cinta a mare e il fronte di terra delle antiche fortificazioni.

Se da un lato le autorità sanitarie, e gran parte dell’opinione pubblica, spingevano verso l’introduzione di più chiari standard igienici e di più efficienti sistemi di smaltimento dei reflui, richiedendo la realizzazione di quartieri di edilizia popolare, la classe politica cittadina, avallando la richiesta di quella borghesia imprenditoriale che oramai la permeava, espresse unanimemente l’intento di edificare lungo il grande viale di accesso alla città, il Rettifilo-Corso Umberto, “case palazzate di pregio” destinate a famiglie facoltose. Lo stesso accadde anche per la borgata Santa Lucia dove, la speculazione edilizia di alcuni proprietari terrieri favorì, piuttosto che la nascita di una zona di edilizia popolare, la realizzazione di un’area residenziale “piccolo-borghese ed impiegatizia”.

Blasoni e borghesia nei “nuovi quartieri” siracusani

Nei nuovi quartieri la manifestazione pubblica dell’orgoglio sociale della classe borghese, basato su una certa agiatezza economica derivante dalle attività commerciali, dalla marineria e dalle professioni è espresso, non solo dalla finezza architettonica di alcune costruzioni e dalla razionalità ed igienicità dei loro interni, ma ancora una volta dalla pervicace appropriazione di uno dei caratteri identificativi dello status nobiliare: lo stemma araldico.

In molte delle costruzioni edificate nell’area tra via Savoia e “i canali” o lungo la cosiddetta “Costa dei Cappuccini” (ora Riviera Dionisio il grande) ma anche in alcune della borgata Santa Lucia appaiono evidenti infatti i segni della pressante volontà emancipatoria novecentesca del ceto borghese siracusano, espressa con l’apposizione di un blasone. Nel rettifilo sono invece i maggiori appaltatori siracusani, primi tra tutti i Di Natale e i Milazzo, ad apporre il loro emblema ai palazzi realizzati.

La spasmodica ricerca di un simbolo da legare alla propria famiglia, seppur evidente, appare a volte mirata e consapevole, altre puramente esteriore. È probabile infatti che non trovando conferme, più o meno certe, della propria nobiltà, molti committenti idearono personalmente il loro emblema o si limitarono a connotare la costruzione imprimendo sul portale d’ingresso le loro iniziali.

Una ricerca sul campo, certamente non esaustiva ed ancora in corso, ha permesso di identificare ben trentuno di questi contemporanei stemmi nobiliari, sedici tra la zona dei canali (Via Savoia-Via Trento) e la zona umbertina, e quindici nella zona tra Santa Lucia e il Litorale dei Cappuccini, fino a Via Re Ierone I. Alcuni stemmi araldici appaiono ricorrenti in diverse costruzioni, altri connotano invece un’unica abitazione.

Propongo, insieme alle immagini di alcuni di questi emblemi, anche delle possibili identificazioni utilizzando come guida il “Dizionario storico-araldico della Sicilia” edito alla fine del XIX secolo da Vincenzo Palizzolo Gravina.

Blasoni e borghesia nei “nuovi quartieri” siracusani

di Marco Monterosso

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