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Bancarotta fraudolenta di unna società riconducibile alla mafia: 3 arresti

Bancarotta fraudolenta di unna società riconducibile alla mafia: 3 arresti

L’inchiesta riguarda la T.C. Impianti

I Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari personali e reali nei confronti di tre soggetti, sottoposti a indagine per bancarotta fraudolenta, sia patrimoniale che documentale, ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, condotte aggravate dalla finalità di favorire l’associazione a delinquere di tipo mafioso, il clan “Pillera-Puntina”.

Per i 3 indagati sono stati disposti degli arresti domiciliari e il divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale per un anno.

Disposto il sequestro di unna società, di beni aziendali e del profitto del reato tributario di emissione di fatture per operazioni inesistenti, per un valore stimato, allo stato, di oltre 1 milione di euro.

Le indagini hanno riguardato la “T.C. Impianti”, operante nel settore della installazione degli impianti di telecomunicazioni, dichiarata fallita con sentenza del Tribunale di Catania emessa ad aprile 2021.

Contestate condotte distrattive del patrimonio della “T.C. Impianti”:  a fronte di un rilevante passivo fallimentare della società, pari a circa 800 mila euro, prevalentemente costituito da debiti verso l’Erario, i 3 indagati avrebbero trasferito, a prezzo non congruo, macchinari, attrezzature e posizioni contrattuali a una nuova società appositamente costituita, “Easytel”, che di fatto ne ha continuato l’attività imprenditoriale;

Inoltre avrebbero causato il dissesto della “T.C. Impianti” con operazioni dolose, in quanto, tra l’altro, sarebbe stato sistematicamente omesso il pagamento dei debiti tributari.

Sarebbero stati sottratti i libri sociali e le scritture contabili e, inoltre, la contabilità, per la parte in cui è stata istituita, sarebbe stata tenuta in modo da ostacolare la ricostruzione dell’attività economica della società fallita.

Sarebbero state emesse fatture per operazioni inesistenti con un indebito profitto, pari all’Iva non versata da parte di “TCI Impianti”, pari a 140 mila euro.

Le indagini, grazie anche alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, hanno inoltre permesso di evidenziare che queste condotte sarebbero state poste in essere al fine di agevolare le attività criminali del clan “Pillera-Puntina”.

Sarebbero stati acquisiti elementi che consentirebbero di ricondurre la “T.C. Impianti” a Salvatore PIllera, capoclan, attualmente recluso a regime di cui all’articolo 41-bis.

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