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Attacchi hacker, le imprese siciliane sempre più a rischio. La provincia di Siracusa tra quelle con incidenza maggiore

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Nel Siracusano registrate 50 denunce ogni 10.000 abitanti

Le imprese siciliane sono sempre più soggette ad attacchi di hacker: nell’ultimo anno i reati informatici sono cresciuti del 12,4%,  inferiore rispetto al trend rilevato a livello medio nazionale (+18,4%).

Tra le province dell’Isola i reati informatici registrano una crescita più accentuata a Messina (+26,8%), Caltanissetta (+15,2%) e Agrigento (+15,2%).

Ma la provincia di Siracusa è tra quelle dove l’incidenza del fenomeno è maggiore con 50 denunce ogni 10.000 abitanti.

È quanto rileva l’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Sicilia, nel suo ultimo report.

Le altre province in cui l’incidenza è alta sono: Caltanissetta (57), Trapani (57) e Messina (55), Palermo (52) ed Enna (50).

Secondo la rilevazione tematica di Eurobarometro della Commissione europea in Italia, la quota di micro, piccole e medie imprese che nell’ultimo anno ha fronteggiato almeno un attacco informatico è del 37%, superiore di 9 punti
percentuali rispetto al 28% della media Ue.

In particolare sono monitorati i casi di virus, spyware o malware (esclusi ransomware), attacco di phishing, acquisizione di account o furto di identità, hacking (compresi i tentativi) di conti bancari online, accesso non autorizzato a file o reti, ransomware (malware che limita l’uso dei dispositivi e permette di ripristinare le funzionalità dopo il pagamento di un riscatto), attacco DoS (che impedisce di accedere alla rete o alle risorse del computer), ascolto non autorizzato di videoconferenze o messaggi istantanei.

Nel 35% dei casi gli attacchi hacker hanno sfruttato la vulnerabilità del software, hardware o della rete, una quota di 12 punti percentuali sopra la media Ue (23%) che colloca l’Italia al 2° posto tra i 27 paesi dell’Ue.

Per il 26% dei casi è stata una violazione di password, quota superiore di 7 punti al 19% della media Ue che posizione l’Italia al 4° posto in Ue, per il 21% una truffa o frode e per il 20% un malware, cioè un programma/codice che altera le attività di un sistema.

Tra le conseguenze degli attacchi subiti dalle imprese italiane, più diffuse sono l’ulteriore tempo impegnato per rispondere agli attacchi informatici per il 30% dei casi, i costi di riparazione o ripristino per il 25%, l’impossibilità di usare risorse o servizi e di far continuare ai propri dipendenti le attività quotidiane hanno interessato, entrambe, per il 18% delle imprese.

La richiesta di riscatto in denaro si riscontra nell’11% dei casi di attacchi cybercriminali ad imprese italiane, una quota doppia rispetto al 6% della media Ue a 27.

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