Articoli in evidenza
solenne celebrazione

Anniversario della dedicazione del Santuario della Madonna delle Lacrime

anniversario

Mons. Lomanto: “Senza pace l’umanità va verso la propria distruzione”

Ieri sera l’arcivescovo di Siracusa mons. Francesco Lomanto ha presieduto la solenne celebrazione eucaristica nella Festa della Dedicazione del Santuario Madonna delle Lacrime, nel giorno del XXIX Anniversario, avvenuta nel 1994 con la preghiera di consacrazione del Santo Papa Giovanni Paolo II.

“Alla Madonna delle Lacrime – ha detto Lomanto – vogliamo chiedere ‒ in comunione con Papa Francesco e tutta la Chiesa – lo sforzo di crescere nella fede e aiutare a reimparare la fede; il sostegno nell’impegno costante di vivere l’ascolto e la messa in pratica della Parola di Dio; la fine della guerra in Medioriente, in Ucraina e nelle diverse parti del mondo, perché senza pace l’umanità va verso la propria distruzione”.

“Il ricordo del 70mo anniversario della lacrimazione della Madonna serve a ravvivare la nostra fede nella sua presenza materna.

La mancanza di fede rende impermeabile l’azione di Dio e paralizza il segno, seppure straordinario, delle lacrime di Maria”.

Lo ha detto mons. Lomanto ricordando il miracolo del 1953: dal 29 agosto al 1 settembre da un quadretto in gesso del Cuore Immacolato di Maria sgorgarono lacrime umane.

E ieri sera l’applauso dei fedeli è scattato immediato quando il rettore del Santuario, don Aurelio Russo, ha aperto la teca che custodisce l’effigie che l’arcivescovo Francesco Lomanto ha poi voluto mostrare all’assemblea.

Ogni sacerdote si è avvicinato al quadretto ed ha potuto toccare il volto della Madonnina con un fazzoletto.

“Accogliamo la pace di Dio. Preghiamo per la pace, per la difesa della vita umana, della fratellanza dei popoli e della bellezza del creato e operiamo per fermare ogni forma di violenza che mortifica la dignità della persona umana e il diritto al bene comune – ha detto ancora mons. Lomanto -. La vera pace porta non un semplice quieto vivere, ma la vera giustizia, la santità.

Ma per fare opere di pace bisogna essere uomini di pace, che sanno mettersi alla scuola della “sapienza che viene dall’alto”, per assimilarne le qualità e produrne gli effetti. Continuiamo a pregare e a camminare insieme, cresciamo nella fede, incarniamo la parola di Dio in noi, operiamo per costruire, promuovere e diffondere l’amore e la pace. Attendiamo con fiducia le grazie del Signore e i frutti del nostro impegno, del nostro sforzo, della nostra opera di bene”.

Infine l’invito “a vivere la fede, ad ascoltare la Parola di Dio e ad accogliere la Gerusalemme che scende dal cielo”.

“La vita cristiana è l’incarnazione della Parola di Dio. Pertanto siamo chiamati ad ascoltare la parola per concepirla in noi, perché nasca da noi e cresca in noi. La vita spirituale è accogliere e concepire il Verbo in noi, in una continuità con il mistero che si è compiuto nel seno della Vergine Maria. Senza questo radicamento nella vita della Parola, rischieremmo di camminare nel buio e le nostre riflessioni potrebbero trasformarsi in ideologia” ha concluso l’arcivescovo.

© E' VIETATA LA RIPRODUZIONE - TUTTI I DIRITTI RISERVATI

VERSIONE STAMPABILE