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La “Cittadella” di Vendicari

di Marco Monterosso
La “Cittadella” di Vendicari

La riserva naturalistica di Vendicari, ora conosciuta soprattutto per il suo mare incontaminato e per essere luogo di svernamento di una moltitudine di uccelli acquatici, accoglie al suo interno una serie di importanti testimonianze materiali segno di una lunghissima frequentazione umana

Le prime forme di sfruttamento accertate risalgono al V secolo a.C. quando da alcune latomie fu probabilmente estratto il materiale da costruzione utilizzato dalla vicina città di Eloro, mentre alcune vasche, rinvenute lungo il litorale attestano, in età romana, la lavorazione del pesce e la produzione di garum.

Un uso stabile a fini residenziali e produttivi risale invece all’età bizantina quando, l’area a sud della riserva fu occupata da un complesso edilizio, dotato di area cimiteriale e luoghi di culto, conosciuto come Cittadella di Maccari. Il sito era noto già a metà del Cinquecento quando fu descritto da Tommaso Fazello (De rebus Siculis decades duae, 1558 – Versione italiana a cura di R. Fiorentino, 1833):

Soprastà al porto detto Vindicari, ed alla salina chiamata Ruvetta, verso Ponente, la città di Maccara… Ei si vedono per tutta la città edificj pubblici, e privati mezzi rovinati, e le strade v’ appariscono ancora lunghe a proporzione. V’è anche un Tempio tondo in volta, con architettura antica, e di pietre quadre, il quale è tanto intero, che non pare antico, ma fatto de’ Cristiani in onor del Salvatore, a cui oggi è dedicato.

Dopo un lunghissimo silenzio documentale le prime campagne archeologiche furono condotte alla fine dell’Ottocento da Paolo Orsi che così come riportato dal Fazello rinvenne quattro edifici di culto e una area cimiteriale composta da catacombe, tombe terranee ed una tomba con edicola in muratura.

La “Cittadella” di Vendicari

Poco distante rinvenne anche i resti di una struttura portuale e una serie di edifici residenziali che, seppur fortemente danneggiati dal tempo, attestavano forme d’insediamento stabile.

I resti materiali che avrebbero potuto consentire una migliore comprensione del contesto socio economico del sito e una più precisa datazione furono però molto scarsi: (Atti della R. Accademia dei Lincei, 1898, Serie 5, Annata 295, Vol. 6):

Cinquantasei sepolcri sistematicamente esplorati non diedero che due lucerne ed una moneta di Giustino (?); nulla una delle catacombe; nulla due sepolcri intatti rinvenuti dentro una nuova chiesa; nulla una grande basilica di cui si sgombrò l’abside.

Gli scavi consentirono comunque all’Orsi di metterne in relazione la fondazione di quella che definì come una “modesta borgata” con l’importanza via via assunta dall’area portuale – di cui rimanevano visibili 4 banchine lunghe circa 50 mt. – e in cui al tempo dovevano convergere rotte commerciali provenienti sia dal nord Africa, che dall’Egeo e dall’oriente.

La “Cittadella” di Vendicari

Oggi del vasto patrimonio monumentale segnalato da Paolo Orsi, non rimangono che flebili tracce. Delle quattro chiesette identificate (due a pianta centrica e due a pianta basilicale), sopravvive la sola Cuba della Trigona tra l’altro fortemente danneggiata a metà Ottocento quando, inglobata all’interno di una masseria, subì la demolizione di un’abside.

L‘edificio costituito da un’aula centrale quadrilatera, sormontata da una cupola emisferica, è realizzato in muratura continua costituita da grandi blocchi squadrati di calcarenite, alternati a blocchi non squadrati di dimensioni minori, allettati con malta. Gli accessi dell’edificio sono tre con quello principale rivolto ad Est, mentre i secondari sono simmetricamente disposti a Nord e Sud dell’aula.

Oggi i massicci conci della struttura presentano pericolose crepe che si estendono fino alla calotta, mentre nelle absidi è rimasta solo qualche labilissima traccia degli affreschi che dovevano decorarne le pareti. (Catalogo generale dei beni culturali dell’ICCD, scheda nr 00264304)

La “Cittadella” di Vendicari

Lo stato delle ricerche, a lungo legato alle risultanze degli scavi condotti da Paolo Orsi, data la fondazione del centro abitato della Cittadella tra il V e il VI sec. d.C. con una sopravvivenza fino all’VIII quando, a seguito delle prime incursioni arabe, il sito venne abbandonato.

Nuovi studi hanno però ipotizzato una probabile continuità del sito anche in età araba dato che una località chiamata Respexa, avente funzioni di “capo distretto” dei numerosi casali della maritima terra Nothi, risulta attestata nel 1093 tra i centri della ricostituita diocesi siracusana.

Vista la continuità di diversi di questi casali anche in età tardo medioevale è probabile che anche il sito della Cittadella sopravvisse all’invasione araba finendo poi per spopolarsi, forse a causa del mutamento delle condizioni orografiche che ne impedivano l’uso come porto.

Nel corso del Trecento le funzioni portuali che per lunghi secoli aveva rivestito la Cittadella erano ormai assunte dal vicino scalo di Vendicari mentre le funzioni amministrative furono assorbite dalla stessa Noto. (L. Arcifa, Per una geografia amministrativa dell’alto medioevo in Sicilia, 2000).

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