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sicurezza sui luoghi di lavoro

Incendio all’Isab, i sindacati fanno appello al Prefetto: “Serve un protocollo condiviso su appalti e sicurezza”

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Sollecitati controlli rigorosi da parte del sistema di vigilanza (Inl, Asp, Inail)

L’incendio all’Isab che ha fatto un ferito ripropone con urgenza il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro.

il sindacato unitario dei metalmeccanici rivolge un appello al Prefetto a farsi parte attiva per la sottoscrizione di un protocollo condiviso su appalti e sicurezza.

“Occorre dare continuità – scrivono in un volantino Fim Cisl – Fiom Cgil – Uilm Uil – all’incontro tenutosi il 2 settembre 2022 in Prefettura tra sindacato, Confindustria, Asp, Ispettorato del lavoro e Inail per mettere in equilibrio un intero sistema”.

Da qui la problematica degli “appalti al massimo ribasso”: “La sicurezza sul lavoro – evidenzia il sindacato – non può essere considerato un costo dalle aziende, ma rappresenta un investimento e un valore fondamentale del fare impresa.

Diventa essenziale – conclude il volantino – il rafforzamento dei controlli da parte del sistema di vigilanza (Inl, Asp, Inail) nelle aziende in termini di qualità, quantità e frequenza, e la realizzazione di coordinamento tra questi istituti che coinvolga anche le parti sociali con azione di formazione e prevenzione”.

Sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro interviene anche il segretario generale della Fismic Confsal, Marco Faranda.

Anche lui, dopo l’incendio all’Isab, chiama in causa l’Ispettorato del Lavoro, Confindustria, l’Inail e il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro: “Nessuno può sentirsi escluso da quanto accade negli stabilimenti della zona industriale.

Chiediamo da tempo – aggiunge -l’istituzione di una task force per avviare i controlli nei luoghi di lavoro: a ottobre c’è stato un vertice in Prefettura ma da allora sono passati mesi in cui non è stato fatto assolutamente nulla.

Al prefetto, che ci ha ospitato nel primo incontro, chiedo ancora una volta di farsi carico della vicenda perché non ci siano più alibi per nessuno.

Servono controlli rigorosi – conclude – ed è necessario che gli imprenditori della zona industriale aprano le porte degli stabilimenti per consentire le verifiche”.

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