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Strategia della depurazione, Baio: “Rischi per Ias e i suoi dipendenti”

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Schifani ha destinato l’impianto consortile alla depurazione dei soli reflui urbani, proponendo di ampliare la platea dei fruitori

La strategia della depurazione pensata dal governatore Schifani presenta molti rischi. Salvo Baio li affronta nell’intervento che segue:

“Con l’imminente firma della convenzione tra Ati (Assemblea territoriale idrica) e Acea Molise, la società aggiudicataria del servizio idrico, si conclude il complesso iter, ottimamente guidato dalla commissaria Sara Barresi e dal suo team, finalizzato alla nascita di Aretusacque,  la società mista pubblica e privata che gestirà per i prossimi trent’anni il servizio idrico integrato nella nostra provincia.

Un traguardo importante che crea le premesse per l’inizio di un nuovo modo (“integrato”, appunto) di amministrare uno dei servizi primari per la vita di una  comunità.

Si tratta, per dirla in breve, di portare regolarmente l’acqua in ogni casa, facendola pagare in base ai consumi effettivi e non forfettariamente, di rigenerare chilometri di condotte idriche e fognarie, di garantire la depurazione dei reflui urbani.

Se ci guardiamo intorno, vediamo come, in Sicilia,  nella città capitale italiana della Cultura, l’acqua venga in parte somministrata con le autobotti; come la gestione del servizio idrico da parte della stragrande maggioranza dei comuni  abbia creato inefficienze, sprechi ed enormi carrozzoni clientelari.

Ecco perché dobbiamo augurarci che la nuova governance, espressione delle istituzioni pubbliche  e della (buona) imprenditoria, parta col piede giusto e affronti  gli enormi problemi ereditati, con logica gradualistica e con un adeguato piano industriale.

Tra questi problemi ce n’è uno particolarmente delicato che attiene alla strategia della depurazione e che ha un impatto occupazionale significativo. Si tratta del depuratore consortile gestito dall’Ias.  Di esso si parla nel piano d’ambito, ma in termini diciamo così descrittivi,  senza alcuna previsione  di intervento.

A giugno dello scorso anno, il presidente Schifani, dopo aver consultato i grandi utenti industriali del Petrolchimico e i sindaci dell’area industriale, ma non i sindacati, che però non protestarono,  diramò un comunicato col quale si destinava l’impianto consortile, di proprietà della Regione, alla depurazione dei soli reflui urbani,  proponendo di ampliare la platea dei fruitori (in atto se ne avvalgono Priolo e Melilli) ai comuni di Siracusa, Floridia e Solarino.

L’aver sottratto al depuratore Ias il trattamento  dei reflui industriali è stata, a mio avviso,  una scelta sbagliata, frutto di una valutazione di impatto ambientale frettolosa e, allo stato, priva di riscontri. Un vero e proprio salto nel buio.

Per dare attuazione al piano proposto sommariamente dal presidente Schifani, bisogna dirottare  i reflui dei comuni di Siracusa, Floridia e Solarino  dal depuratore  Canalicchio (che verrebbe dismesso) a quello dell’ Ias attraverso un “tunnel” realizzato nel secolo scorso e sulla cui utilizzabilità non ci sono certezze.

Ad accollarsi i costi per il collettamento dei reflui e per il risanamento del depuratore consortile non può che essere  la Regione, la quale, stando a quanto dichiarato da Schifani, ha stanziato per “la sicurezza dell’impianto  9 milioni“. Questa somma è ancora disponibile? Basterà?

Aretusacque  non può effettuare alcun intervento a spese proprie per la semplice ragione che i relativi costi graverebbero sulla bolletta idrica: può eventualmente eseguire gli interventi ma con fondi regionali.

Se non ci si affretta, c’è però  il rischio che nel frattempo potrebbero entrare  in funzione i depuratori delle industrie e su quello Ias  e sui suoi dipendenti potrebbe cadere il silenzio”.

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