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Storia di un museo. Il “Gabriele Iudica” di Palazzolo Acreide

di Marco Monterosso
museo

A Palazzolo Acreide, in via Gaetano Italia, è aperto al pubblico un piccolo museo archeologico regionale che vale davvero la pena visitare. Il museo, ospitato nelle sale di palazzo Cappellani, raccoglie i ritrovamenti superstiti delle campagne di scavo del barone palazzolese Gabriele Iudica che si può considerare il vero e proprio scopritore dell’antica Akrai

Gran parte dei reperti provengono infatti da quell’area archeologica ma anche dai siti di Kasmene e Leontinoi, con materiali databili dalla preistoria all’età bizantina.

Storia di un museo. Il “Gabriele Iudica” di Palazzolo AcreideGabriele Iudica nacque a Palazzolo nel 1760 da Michele, “fisico e dottore in medicina”, originario di Grammichele e da Carmela Danieli esponente di una ricca famiglia, probabilmente imparentata con i baroni di Canicattini. Dopo essersi laureato in legge Gabriele partecipa alla vita politica del suo paese e collabora con il padre nella cura delle estesissime proprietà che la famiglia gestisce. Dai Trigona gli Iudica hanno infatti ricevuto in enfiteusi il feudo Baulì, mentre dall’abazia dell’Arco di Noto, quelli di Pianette e Gaetanì. La vera passione di Gabriele è però l’archeologia che scopre probabilmente dai contatti avuti con i viaggiatori stranieri che visitavano il Val di Noto, tra cui Jean Houel.

I primi scavi, effettuati quasi per caso, iniziarono nel settembre del 1809: “Essendo ito per sollazzo alla contrada nominata di Colle Orbo, fissai per avventura gli occhi sopra alcuni vetusti sepolcri nel sasso incavati”.

Tuttavia, a seguito di dissapori con Mario Landolina, regio custode delle antichità del distretto di Noto, viene presto imposto il blocco degli scavi per mancanza della dovuta autorizzazione regia.

Lo Iudica non si dà però per vinto e, scavalcando il Landolina, chiede l’avallo sovrano che ottiene nel 1811 inoltre, nel marzo 1817, è nominato egli stesso regio custode delle antichità.

Il barone, galvanizzato da questi riconoscimenti, avvia una febbrile attività di scavi che gli consente di reperire migliaia di manufatti che, nel 1821, riporta nel suo libro Le antichità di Acre.

E’ nel 1824 tuttavia che può annunciare, quella che può considerarsi come la scoperta più importante della sua carriera di archeologo, il ritrovamento del Teatro di Akrai.

Storia di un museo. Il “Gabriele Iudica” di Palazzolo Acreide

A quel tempo l’archeologia era però un’attività quasi puramente filantropica i cui costi erano sostenuti interamente da chi eseguiva gli scavi.

Così, nonostante il barone risultava il più ricco uomo di Palazzolo del suo tempo, la frenesia archeologica che lo conquistò intaccò inesorabilmente il suo ingente patrimonio.

A partire dal 1828 le sue ristrettezze finanziarie lo portarono infatti a sostenere una serie di cause legali con l’abbazia di Santa Maria dell’Arco per canoni non versati.

I legali dell’abbazia chiesero così il pignoramento dei beni del barone, fra cui i tantissimi oggetti d’archeologia, frutto degli scavi e custoditi in alcune stanze del suo palazzo, adattate a museo.

Inoltre, a causa dei suoi guai giudiziari si riaprì nuovamente il fronte delle autorizzazioni, situazione che certamente amareggiò lo Iudica, ancora una volta chiamato a dimostrare la regolarità dei suoi scavi.

“Le vicende giudiziarie e le spese processuali aggravarono ulteriormente la precaria situazione patrimoniale al punto che il barone fu costretto a vendere molti oggetti ai vari visitatori che capitavano a Palazzolo”.

Storia di un museo. Il “Gabriele Iudica” di Palazzolo Acreide

Iudica, finché era stato in vita, aveva impedito in ogni modo l’azione di pignoramento, tuttavia, il giorno stesso della sua morte, il 3 maggio 1835, i suoi beni furono posti sotto sequestro, compreso il museo.

Il pericolo di una dispersione del materiale archeologico, a seguito del sequestro, venne denunciato due anni dopo dall’erede universale don Cesare ludica il quale, anche per poter pagare i creditori, propose l’acquisto da parte del regio Demanio.

Ma non se ne fece niente e solo nel 1839, dopo che gli oggetti furono dissequestrati, fu possibile redigere un primo inventario dettagliato.

La collezione superstite, rimasta nelle disponibilità della famiglia, ricevette un ulteriore “colpo di grazia verso la metà del nostro secolo (1950) a seguito delle traversie, anche queste di natura giudiziaria, dell’ultimo detentore della collezione, Aurelio ludica.

Andò meglio invece all’area dove erano stati localizzati i monumenti di Akrai che già nel 1839 risulta acquisita dal demanio.

Storia di un museo. Il “Gabriele Iudica” di Palazzolo Acreide

Passato oltre un secolo dalla morte di Gabriele Iudica, nel 1972, la regione individua finalmente come sede destinata ad “accogliere la ricca e importante collezione dei reperti rinvenuti nel sito di Akrai” palazzo Cappellani, che viene espropriato.

I lavori di adeguamento dell’immobile e la definitiva acquisizione della collezione archeologica richiedono però ulteriori quarant’anni. Il museo, oggi gestito dal Parco archeologico di “Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai” è stato inaugurato il 28 dicembre 2014.

Gran parte delle notizie riportate sono tratte da Luigi Lombardo, Gabriele Iudica e gli scavi di Acre, in “Archivio storico siracusano”, XII, s. III, 1998.

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