Sono 26 le persone iscritte nel registro degli indagati
Quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite a carico di altrettante persone, su disposizione della Procura Distrettuale della Repubblica, con l’accusa di associazione di stampo mafioso radicata nel centro storico di Ortigia.
La misura, emessa dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia etnea, è stata eseguita dai Carabinieri e dai Finanzieri dei Comandi Provinciali di Siracusa, coadiuvati dallo Squadrone Carabinieri Eliportato Cacciatori “Sicilia”, dal Nucleo Carabinieri Cinofili di Nicolosi e da unità cinofile antidroga e antivaluta della Guardia di Finanza di Siracusa e Catania.
Le attività investigative, condotte dal 2021 dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Siracusa e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania, hanno consentito di acquisire, gravi indizi di colpevolezza sulla costituzione e operatività di un’emergente associazione per delinquere di stampo mafioso.
Al vertice sarebbe stato individuato Orazio Sscarso, con precedenti penali rilevanti, già elemento apicale del clan Bottaro-Attanasio, che avrebbe esercitato il controllo del territorio attraverso “sistematiche condotte intimidatorie e violente, quali lesioni personali aggravate, estorsioni e rapine finalizzate ad acquisire la gestione e il controllo di alcune attività“.
L’organizzazione inoltre, avrebbe esercitato un capillare e sistematico controllo su diversi settori economici strategici dell’isola, in particolare quelli rivolti all’erogazione di alcuni servizi ai turisti.
Sono emersi episodi di violenza, minaccia ed estorsione che sarebbero stati perpetrati ai danni dei titolari di alcune attività commerciali situate in aree ad altissima affluenza turistica, nonché l’imposizione del “pizzo” ai proprietari dei servizi “ape calessini”.
Tutto ciò avrebbe alimentato un diffuso clima di paura e omertà, tanto tra le vittime quanto all’interno della comunità locale.
Il gruppo criminale avrebbe offerto anche un vero e proprio servizio di “recupero crediti” per conto di soggetti estranei alla criminalità locale per costringere, con la forza, terzi debitori a soddisfare le proprie pretese economiche.
Le vittime, sottoposte a minacce, violenze fisiche e spoliazioni forzate di beni, sarebbero state spesso costrette a cedere per timore di ritorsioni.
Numerosi sarebbero stati gli episodi censiti in tal senso, tutti caratterizzati da una violenza estrema, che sarebbe stata perpetrata, talora, anche in presenza di donne e minori.
Le indagini avrebbero permesso di accertare la disponibilità di armi in possesso del sodalizio, sottoposte nel tempo a sequestro.
Tra queste, figurerebbero non solo armi comuni da sparo, come pistole e fucili, ma anche esplosivi ad alto potenziale – in particolare una gelatina dotata di innesco – con caratteristiche tali da renderla altamente pericolosa.
Contestualmente, sono stati eseguiti mirati accertamenti di natura patrimoniale, mediante l’analisi approfondita dei rapporti finanziari, conti correnti, depositi e altre forme di disponibilità.
Le risultanze di tali verifiche avrebbero evidenziato una rilevante sproporzione tra i redditi ufficialmente dichiarati e l’effettivo tenore di vita tenuto dagli indagati, che lascerebbe ritenere l’impiego sistematico di ingenti risorse di origine illecita.
Le indagini patrimoniali avrebbero consentito di accertare, infatti, che alcuni membri dell’organizzazione avrebbero tentato di sottrarre i beni mobiliari, immobiliari e le partecipazioni economiche all’aggressione ablativa, mediante l’intestazione fittizia a soggetti compiacenti – tra cui familiari, conviventi o prestanome.
Eseguito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili ed attività commerciali del valore di oltre un milione di euro, con l’immediata immissione in possesso di un amministratore giudiziario nominato ad hoc al fine di salvaguardare la continuità aziendale e le esigenze occupazionali, nonché all’iscrizione, complessivamente, nel registro degli indagati, di 26 soggetti.
Nel corso delle operazioni di perquisizione sono stati inoltre sequestrati quasi 40.000 euro in denaro contante, hashish e cocaina.
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