E’ quanto accaduto personalmente a Giovanni Di Lorenzo che pone il problema ai vertici Asp
Quella che vi proponiamo oggi è il racconto di quanto accaduto a Giovanni Di Lorenzo, delegato del sindaco Francesco Italia, ma in questo caso comune cittadino, al momento della richiesta di una prestazione sanitaria.
Così ce la segnala e, così com’è, ve la giriamo:
“Ciò che scrivo in queste righe rasenta l’incredibile e supera ogni paradosso, ma posso assicurarvi che corrisponde assolutamente a verità.
Il 29 Maggio 2025, presso la Chirurgia vascolare dell’Umberto Primo di Siracusa, mi viene diagnosticata una trombosi venosa profonda alla vena popliteo – femorale della gamba destra.
Prontamente intervenuto, il Primario mi prescrive una cura che mi permette, immediatamente, di risolvere l’urgenza, avvisandomi che sarà un cammino lungo e che dovrò tribolare.
Le cure danno i risultati sperati ed alla visita di controllo lo stesso Professionista, in luogo di una eparina dal costo di €207.70 per scatola di dieci fiale, mi prescrive un farmaco anticoagulante, in pillole, dal costo di €105 per scatola di sessanta compresse, sufficiente per un mese di cura (la terapia prescrive due compresse al giorno).
Effettuati gli esami di laboratorio, per aver certezza della crasi ematica e della funzionalità renale, stamattina mi reco presso il Reparto di Cardiologia dell’Ospedale Umberto Primo di Siracusa, al fine di ottenere il piano terapeutico necessario alla prescrizione dell’anticoagulante che sostituirà la miracolosa eparina che, come cura d’urto è stata eccezionale e mi ha consentito di rimettere in funzione la gamba destra, proteggendomi da ulteriori, spiacevoli, episodi.
E qui la sorpresa che non mi sarei mai aspettato. Giungo verso le dieci e trovo un ambulatorio pieno di utenti in attesa.
Leggo su una porta la dicitura “Piani terapeutici”, con una miriade di altre indicazioni, mi faccio avanti e spiego il problema. Ho una prescrizione di un reparto ospedaliero (la Chirurgia vascolare) che stabilisce un farmaco dal costo assai più modesto, per cura di lungo mantenimento, in luogo di un farmaco eccezionale che è servito a risolvere l’episodio acuto (oltre che fortemente rischioso).
Una gentilissima infermiera mi fissa l’appuntamento, per la prescrizione del piano terapeutico, per le ore 14 del 28 Luglio 2025. Oggi è il 24 Giugno, San Giovanni. Il 28 Luglio mi raccomanderò ai Santi Nazario e Celso.
Alle mie rimostranze mi viene gentilmente risposto che così é. Lavorano in condizioni di costante emergenza e, non essendo il mio un farmaco salvavita, che mi sarebbe stato prescritto immediatamente, bisognerà attendere il 28 Luglio. Il mio nome, unitamente al mio recapito, annotati in un registro ad inchiostro rosso.
Dovrò continuare, per altri 34 giorni, con la puntura di eparina, al costo unitario di 20,70 Euro, in luogo di due pillole al giorno, dal costo unitario di 1,75 Euro, per un totale di 3,50 Euro al giorno.
Per me nulla cambierà, a parte il fastidio di bucarsi ogni giorno, pagherò sempre e solo il ticket, ma alla fine la mia terapia costerà al Servizio Sanitario Nazionale 703,80 Euro di Eparina, in luogo di 119 Euro di pillole, se mi fosse stato accordato subito il piano terapeutico.
Così come per le circa sessanta persone che, prima di me avevano prenotato presso il deputato ambulatorio. Una differenza di ben 584,80 Euro per le quali il sottoscritto peserà sui contribuenti. Altre differenze, ed altri disagi per gli altri pazienti.
Affido questa mia riflessione agli organi di stampa perché si sappia che, il più delle volte, si devono fare i conti con una stucchevole burocrazia che, più che frequentemente, sussurra all’orecchio del cittadino di rivolgersi al privato per accelerare i tempi.
Ho deciso di rendere pubblico un fatto privato perché si conoscano le condizioni di chi non sempre può operare come vorrebbe.
Sono pienamente cosciente – per diretta esperienza personale – della validità del Reparto di Cardiologia, come per quello di Chirurgia vascolare. Li ho visti lavorare tra mille difficoltà, per Amore del proprio ruolo e per rispetto dei malati, ma siano messi, una volta per tutte, in condizioni di operare correttamente.
Lo faccio dopo aver appreso dalla stampa che erano state abbattute le liste d’attesa. Ed infatti questo esempio calza a pennello.
Nonostante proclami, sorrisi fotografici e tromboni vari che si sperticano in carezze, la realtà che salta agli occhi impone “solo” trentaquattro giorni di attesa per una banalissima prescrizione.
Osservare ciò che succede e consultare i Primari, i Medici, le Associazioni e chiunque possa dare un contributo di chiarezza alle condizioni della sanità siracusana dovrebbe essere l’imperativo di chi è posto ai vertici dell’Asp provinciale di Siracusa”.
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