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Il consuntivo 2025 della Cgil, Nardi: “Territorio segnato da una vera emergenza sociale e occupazionale” VIDEO

Ogni settore presenta criticità e fragilità

Fragilità strutturali ma anche potenzialità su cui lavorare: questo in sintesi il consuntivo di fine anno della Cgil sulla provincia di Siracusa così come viene disegnato dal segretario generale, Franco Nardi.

“Il 2025 si chiude lasciandoci davanti un quadro complesso – dice Nardi –  è fondamentale richiamare i dati oggettivi che abbiamo a disposizione e che restituiscono un’immagine più chiara dei limiti e dei punti di forza del nostro territorio. Il recente rendiconto economico-sociale dell’Inps, ad esempio, ci restituisce una fotografia dura della realtà siracusana.

Il primo dato che interpella tutti – prosegue – è quello demografico. Siracusa continua a perdere residenti. Il calo delle nascite, non compensato dai flussi migratori, si intreccia con un fenomeno ancora più grave: la fuoriuscita di giovani, lavoratrici e lavoratori in cerca di un futuro che qui non trovano. È un’emorragia silenziosa che svuota le comunità e impoverisce il tessuto sociale ed economico, nonostante le grandi potenzialità del territorio. Ciò che manca è un progetto di sviluppo sostenibile e inclusivo, fondato sul lavoro stabile e tutelato.

Sul piano occupazionale, i dati mostrano una realtà fatta di luci e ombre. Il saldo tra assunzioni e cessazioni è positivo, ma cresce il lavoro a tempo determinato, il part-time involontario, la discontinuità. Il tasso di occupazione aumenta ma resta sotto il 50 per cento: meno della metà della popolazione in età lavorativa ha un impiego. Aumentano le domande di NASpI e il ricorso alle misure di sostegno al reddito. Le retribuzioni medie giornaliere sono inferiori alla media nazionale, con un divario particolarmente marcato per le donne. Tutto questo ci parla di una struttura produttiva fragile, che genera lavoro povero, poco sicuro e di bassa qualità.

Il nodo centrale resta il polo industriale di Siracusa, ancora cuore produttivo della Sicilia orientale. Basti ricordare che il 96 per cento delle rinfuse liquide movimentate nel porto di Augusta è legato alle attività del polo industriale. Oggi in quest’area operano circa 8.000 addetti tra lavoratori diretti, indotto e servizi portuali, a cui si aggiungono migliaia di lavoratori dei trasporti e delle manutenzioni.

Eppure, questo motore rischia di spegnersi. Il polo vive un passaggio decisivo della sua storia: trasformazione o dismissione. La decisione di Eni Versalis di cessare la chimica di base a Priolo ha cambiato radicalmente lo scenario. L’investimento annunciato per una bioraffineria e un impianto di riciclo chimico della plastica è un segnale importante, ma rischia di restare un’operazione isolata se non inserita in una strategia industriale complessiva. Gli impianti esistenti non possono essere semplicemente riconvertiti: serve una trasformazione capace di coniugare sostenibilità ambientale, continuità produttiva e tutela occupazionale.

Oggi però manca una vera politica industriale nazionale e regionale e di certo non si può lasciare il futuro del polo nelle mani di multinazionali e fondi finanziari, più attenti ai mercati che al territorio. Il caso Sasol, con la riduzione della capacità produttiva e lo stop di alcune linee, lo dimostra chiaramente. Anche gli investimenti di Sonatrach e Isab in efficientamento e riduzione delle emissioni di CO₂, pur positivi, non mettono al riparo dal rischio di una progressiva riduzione occupazionale.

Con lo sciopero generale del 12 dicembre, la Cgil ha voluto richiamare con forza la necessità di vere politiche industriali per i settori manifatturieri e dei servizi, capaci di innovare il sistema produttivo, governare la transizione ambientale e digitale, difendere l’occupazione, qualificare la formazione e creare nuovo lavoro stabile e di qualità.

A peggiorare il quadro c’è il nodo dell’impianto di depurazione Ias, con gravi ricadute ambientali e occupazionali. L’obbligo per le grandi aziende di staccarsi dall’impianto entro il 2026, costruendo depuratori autonomi, rischia di produrre effetti devastanti: perdita di posti di lavoro, frammentazione del sistema di depurazione e il pericolo di scarichi nel porto di Augusta, già fortemente compromesso da fondali contaminati. Noi riteniamo che l’Ias debba essere salvaguardato e inserito in un progetto organico di depurazione dell’intera provincia. Anche qui emerge una grave assenza di visione da parte della politica regionale.

Anche il settore dell’edilizia è attraversato da segnali allarmanti. Dopo una fase espansiva legata al Superbonus e al Pnrr, oggi l’edilizia rischia un brusco arresto. Il 31 agosto 2026 si esauriranno le risorse del PnrrR e né il Governo nazionale né quello regionale hanno previsto misure di sostegno. Il calo degli incentivi e il caro-materiali colpiscono soprattutto le piccole e medie imprese.

Dal comparto dell’istruzione e della ricerca arriva un’altra denuncia forte. La FlC Cgil non ha firmato il Ccnl “Istruzione e Ricerca” 2022-2024. Una scelta motivata da retribuzioni insufficienti, dal mancato recupero dell’inflazione e dalla scarsa valorizzazione professionale. Il contratto non compensa la perdita di circa due terzi del potere d’acquisto subita nel triennio. La Flc Cgil chiede che le trattative per il prossimo triennio si aprano tempestivamente, con risorse adeguate all’inflazione e stanziamenti capaci di valorizzare la professionalità di chi lavora in scuole, università, enti di ricerca, accademie e conservatori.

Anche la Fp Ccgil nazionale non ha sottoscritto il rinnovo del Ccnl Funzioni Locali 2022-2024 perché la proposta contrattuale è stata giudicata inaccettabile. Il 2025 è stato anche un anno di mobilitazione sindacale a dimostrazione di un disagio sociale che cresce e chiede risposte anche sui temi della sanità e del welfare in generale.

La sanità pubblica resta uno dei punti più critici. Liste d’attesa insostenibili, strutture inadeguate, ritardi nella realizzazione del nuovo ospedale e uno stato di avanzamento del Pnrr fortemente preoccupante. La Missione 6 – Salute  registra un forte ritardo nella spesa e nell’attuazione degli interventi, nonostante le ingenti risorse stanziate per il rafforzamento della sanità territoriale.

Secondo i dati riportati, l’avanzamento finanziario resta ancora molto contenuto rispetto agli obiettivi programmati, con criticità evidenti nella realizzazione di Case della Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali. In molti casi i cantieri non risultano avviati o procedono a rilento, mettendo a rischio il rispetto delle scadenze fissate dall’Unione europea. Preoccupa anche la carenza di personale sanitario necessario a rendere operative le nuove strutture.

Sul piano previdenziale e del welfare, i dati Inps parlano chiaro: troppe pensioni di importo molto basso, spesso sotto la soglia di povertà. Dietro quei numeri ci sono lavoratori che hanno speso una vita nei cantieri, nelle fabbriche, nei campi.

Non si è così distanti dal dichiarare che il territorio è segnato da una vera emergenza sociale e occupazionale. Infatti, non c’è settore, dal metalmeccanico all’amministrativo che non conosca sofferenza. Il tasso di povertà è aumentato del 10 per cento, mentre si sono ridotti in modo significativo gli ammortizzatori sociali e sono aumentate le restrizioni ai sostegni, come il reddito di cittadinanza. E se è vero che i dati sull’occupazione risultano formalmente positivi, è ancora più vero che si tratta di lavoro povero, un’occupazione che in molti casi non consente di uscire dalla fascia di povertà.

L’aumento di situazioni di disagio economico determina spesso l’accrescimento di episodi di criminalità. Il senatore del Partito Democratico Antonio Nicita ha presentato una interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sollevando la questione della presunta recrudescenza della criminalità a Siracusa in seguito a recenti episodi intimidatori contro attività commerciali, Nicita ha chiesto al Governo di fornire informazioni sullo stato della sicurezza e di considerare un rafforzamento del controllo del territorio.

Concludendo questo 2025, rinnoviamo un impegno chiaro: difendere il lavoro, governare le transizioni, garantire diritti e futuro alla provincia di Siracusa. I numeri non sono neutri: sono la misura della giustizia sociale. Il nostro sindacato continuerà a vigilare, a proporre e a denunciare quando necessario.

Sin dalle prime settimane del nuovo anno, ci attende un impegno importante: è stato presentato a Roma il Comitato “Società Civile per il NO al Referendum costituzionale” sulla giustizia, nato per sostenere e coordinare la campagna referendaria in vista del voto del 2026 e si propone di promuovere le ragioni del No con lo slogan “Vota NO per difendere Giustizia, Costituzione, Democrazia”. Anche il 2026 dovrà quindi essere l’anno delle scelte. Noi saremo presenti, come sempre, dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori”.

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