Il giudice ha quindi rinviato al 7 novembre per la discussione e la sentenza
Marcus Pota capace di intendere e di volere e di stare in giudizio. Lo ha stabilito un perito del Tribunale di Siracusa, lo psichiatra forense Dott. Raffaele Sperandeo, incaricato dal giudice Dott.ssa Giulia D’Antoni al processo per atti persecutori ai danni di Mirella Abela.
Il perito, ieri sentito in aula, ha precisato alla fine che Pota è perfettamente consapevole delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano, che il disturbo dal quale è interessato non ha influito, né influisce sulla sua capacità di autodeterminarsi con specifico riferimento ai reati per i quali si sta procedendo e, su espressa richiesta del giudice, che evidenziato che durante la visita ha tentato di dissimulare alcuni sintomi in realtà inesistenti.
Su domanda dell’avvocata di Mirella Abela, Gabriella Mazzone, è emerso che, anche se il disturbo schizoide di personalità induce chi ne è interessato ad evitare il contatto sociale, Pota si avvale delle proprie conoscenze informatiche creandosi una confort zone nella quale compiere gli atti criminosi.
Il giudice ha rinviato al 7 novembre per la discussione e la sentenza.
Una soddisfazione immensa per Mirella Abela che da oltre 5 anni denuncia reati persecutori nei suoi confronti che lei riconduce alle sue azioni mirate a cercare la verità sulla morte della figlia Valeria, all’epoca compagna di Pota, trovata morta in circostanze poco chiare nell’ abitazione dell’uomo di Prata Sannita il 17 maggio del 2021.
L’uomo è stato anche rinviato a giudizio per maltrattamenti aggravati morali e fisici sulla compagna.
Presente in aula Maria Vittoria Zaccagnini, presidente di REA che si è costituita anch’essa parte civile.
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