L’algoritmo serve a garantire l’equilibrio tra uso pubblico e uso commerciale degli spazi urbani nei centri storici
Un indice CADM (Coefficiente di Attenuazione Dinamica e Misurazione) elaborato dal Comitato Ortigia Cittadinanza Resistente per fornire una misurazione oggettiva e replicabile dello spazio pubblico destinabile agli esercenti commerciali per i dehors.
E’ stato presentato, attraverso la rete No Degrado e Malamovida, di cui il Comitato è parte, sia al legislatore nazionale sia all’Ance, attualmente impegnata nel dibattito sulla rigenerazione degli spazi urbani e sul necessario equilibrio tra uso pubblico e uso commerciale dei centri storici.
Un disegno di legge in fase di elaborazione delega ai Comuni l’intero criterio di valutazione per la concessione del suolo pubblico a favore dei dehors, riducendo il ruolo di controllo delle Soprintendenze.
“Se da un lato ciò può contribuire a snellire la burocrazia – dichiara Biondini portavoce del Comitato – dall’altro rischia di aprire la strada a forme di discrezionalità amministrativa eccessiva, con il pericolo di compromettere la fruizione collettiva degli spazi urbani e il diritto dei residenti alla quiete e alla qualità della vita, a vantaggio di logiche puramente commerciali che spesso degradano anche l’esperienza turistica.
L’obiettivo del Comitato è offrire un criterio tecnico, trasparente e verificabile per l’applicazione del principio di proporzionalità e ragionevolezza sancito dall’articolo 97 della Costituzione.
Il modello CADM traduce questi principi – spiega ancora – in parametri numerici concreti, riducendo la discrezionalità e gli eccessi di potere nella concessione degli spazi pubblici da parte dei Comuni. Combina dati statici (densità residenziale, vincoli paesaggistici), variabili geometriche (larghezza dei marciapiedi, percorsi pedonali, corsie di soccorso) e variabili dinamiche (impatto acustico, orari di attività), producendo un punteggio sintetico che colloca ogni richiesta in una classe di rischio urbanistico-operativo.
Tale classificazione orienta le decisioni amministrative secondo un principio di proporzionalità oggettiva.
In questo modo – conclude il Comitato – si riduce il ricorso al contenzioso e si facilita anche il lavoro dei giudici amministrativi, che potranno verificare la correttezza del metodo senza entrare nel merito delle scelte politiche”.
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