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Incendio Ecomac, richiesta di normative più severe, di maggiori controlli e di investimenti sulla sicurezza

incendio

Per tutelare la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini e dei lavoratori dell’area industriale

Interrogazione al Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, in merito all’incendio divampato lo scorso 5 luglio presso l’impianto di trattamento rifiuti Ecomac, nel territorio di Augusta.

E’ stata depositata dalla senatrice di FI, Daniela Ternullo :”Ancora una volta, una nube tossica si è alzata nei cieli del siracusano, mettendo a rischio la salute dei cittadini e ponendo serie domande sulla sicurezza e la gestione dei rifiuti nei pressi di un polo industriale ad alto rischio ambientale”.

“Nella fattispecie – continua la senatrice –  ho chiesto se non sia utile l’adozione di normative più severe per la prevenzione, il monitoraggio e la messa in sicurezza di impianti di questo tipo, specie quando si trovano in aree già esposte a criticità ambientali.

Ho chiesto anche un aggiornamento della  mappatura nazionale dei siti a rischio di incidente rilevante, incluso quelli privati, come previsto dalla direttiva Seveso III e controlli periodici da parte di Ispra, in particolare per quegli impianti che hanno già registrato eventi incendiari negli ultimi anni”.

Sull’esigenza di approfondire quanto accaduto si esprime anche il segretario provinciale della Cgil, Roberto Alosi: “È urgente avviare una verifica rigorosa sulle cause dell’incendio e sulle responsabilità, con trasparenza e informazione completa alla popolazione, e garantire il monitoraggio continuo e pubblico dei dati sulla qualità dell’aria e sul potenziale impatto sanitario e ambientale. Non accetteremo silenzi, omissioni o minimizzazioni.

La sicurezza ambientale e la tutela della salute devono diventare una priorità concreta nell’intera area industriale di Siracusa-Augusta-Priolo-Melilli, che continua a vivere in un equilibrio precario tra lavoro e diritto a respirare aria pulita”.

Da qui la richiesta di attuazione immediata e vincolante del Piano di Emergenza Esterno con informazione preventiva alla popolazione; di revisione e rafforzamento del Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria dell’area industriale; di controlli serrati e frequenti sugli impianti e sulle procedure di sicurezza;  di avvio di un tavolo permanente in Prefettura con le organizzazioni sindacali, le autorità sanitarie, Arpa e Protezione Civile per la gestione delle emergenze ambientali e industriali; di un Piano straordinario di investimenti per la riconversione ecologica dell’area industriale, che non può più essere rinviata.

Un’altra interrogazione è stata presentata dal deputato regionale del Movimento 5 Stelle, Carlo Gilistro, che l’ha indirizzata  all’Assessore regionale all’Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità.

“Voglio sapere – incalza Gilistro – quali controlli furono effettuati dopo il primo incendio del 2022, quali prescrizioni furono imposte, se e quando sono stati eseguiti i successivi accertamenti e se l’impianto risultava regolarmente autorizzato e conforme sotto il profilo della sicurezza antincendio.

L’interrogazione chiede conto anche dell’adeguatezza dei protocolli regionali di verifica sugli impianti che trattano rifiuti plastici o facilmente infiammabili, nonché delle azioni ispettive avviate – o meno – dopo l’evento del 2022.

“È il momento di fare chiarezza – conclude Gilistro – su quali responsabilità ricadano sulla società gestrice, ma anche su quali mancanze siano imputabili agli organi preposti ai controlli”.

Richiamo alla responsabilità da parte di Marco Faranda, segretario provinciale della Fismic Confsal di Siracusa:

“I lavoratori della zona industriale – scrive -non sono carne da macello, la salute delle persone viene prima del profitto.

L’emergenza legata all’incendio alla Ecomac non è ancora rientrata, l’Arpa non ha ancora fornito i dati sulla presenza di sostanze tossiche nell’aria e per questo motivo le aziende della zona industriale, alcune delle quali si trovano a poche centinaia di metri dall’impianto Ecomac, non possono scaricare sulle imprese dell’indotto la decisione di far tornare in servizio i lavoratori o meno. Si tratta di un atteggiamento irresponsabile”.

Faranda chiama in causa il prefetto e tutte le istituzioni deputate al controllo affinché salvaguardino la salute dei lavoratori di tutta la zona industriale. “Non si può pensare di lasciare che le imprese dell’indotto decidano se far tornare in servizio i lavoratori o meno – dichiara -. Prima di far riprendere le operazioni si deve essere sicuri che non ci siano rischi per la salute.

I lavoratori vanno messi in modo precauzionale in cassa integrazione fino a quando l’emergenza non sarà rientrata. I sindaci hanno opportunamente firmato delle ordinanze per tutelare la salute dei cittadini ma mi chiedo: i lavoratori sono diversi? Non vanno tutelati?

Tutte le organizzazioni sindacali e sociali – conclude Faranda – dovrebbero essere compatte e schierate in prima fila nella difesa dei lavoratori e della loro salute ma invece c’è un silenzio assordante”.

 

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