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Precarietà nel settore agricolo, presidio di Flai e Cgil davanti la Prefettura

settore agricolo

Per denunciare sfruttamento, insicurezza e povertà

Questa mattina presidio della Flai Cgil e della Cgil di Siracusa davanti alla Prefettura per denunciare il persistente degrado delle condizioni di lavoro nel settore agricolo e più in generale nei settori a maggiore sfruttamento del territorio, e per rilanciare la campagna referendaria nazionale che punta a restituire diritti e tutele a milioni di lavoratrici e lavoratori.

“Oggi – dichiara Roberto Alosi, segretario generale della Cgil di Siracusa– siamo qui davanti alla Prefettura perché non possiamo più accettare che il lavoro, in questa provincia, sia sinonimo di sfruttamento, insicurezza e povertà.

Il caporalato non è un fenomeno marginale: è un sistema radicato che si regge sul bisogno, sul silenzio e su regole che, negli anni, sono state smantellate invece che rafforzate.

Ma non c’è solo l’agricoltura. Abbiamo una mappa di lavoro nero, contratti pirata e precarietà che attraversa l’edilizia, il turismo, la logistica, la cura delle persone. E tutto questo ha un prezzo sociale altissimo, che pagano i lavoratori, le lavoratrici e le loro famiglie”.

Secondo le stime più recenti, in Sicilia oltre il 35% del lavoro agricolo è irregolare; nel Siracusano, dati ufficiosi raccolti dalla Flai parlano di percentuali ancora più alte in alcune zone rurali, con paghe ben al di sotto dei minimi contrattuali e giornate lavorative che sfiorano le 12 ore.

“Il caporalato – dichiara Nuccio Giansiracusa, segretario Flai Cgil Siracusa– è solo la punta dell’iceberg. Dietro ci sono anni di politiche che hanno reso legale l’insicurezza, la precarietà e i salari da fame. I referendum sono un’occasione concreta per cambiare rotta e restituire dignità al lavoro, in agricoltura e in ogni altro settore. Non possiamo più permetterci di aspettare.”

A peggiorare il quadro, una diffusa rassegnazione alimentata dall’assenza di controlli efficaci, dalla debolezza delle istituzioni locali e da una legislazione nazionale che, negli ultimi anni, ha smantellato tutele fondamentali, a partire dall’articolo 18 e dal diritto alla reintegra in caso di licenziamenti illegittimi.

“Con i referendum dell’8 e 9 giugno – continuano Alosi e Giansiracusa- possiamo restituire voce e diritti a chi oggi è condannato al silenzio e all’invisibilità. Il lavoro senza tutele, senza sicurezza e senza dignità non può essere la normalità.”

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