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L’Ortigia batte 9-6 la Roma Vis Nova e vola a gara 3

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E’ stato il giorno del congedo di Tempesti e Napolitano

Nel giorno del congedo di Tempesti e Napolitano davanti al loro pubblico, la partita, bella e vera, tra Ortigia e Roma Vis Nova è passata in secondo piano, preceduta dalla premiazione di questi due straordinari atleti, dalla commozione generale per due simboli che lasciano e chiudono un’era sportiva.

Una premiazione che ha coinvolto anche il Siracusa Calcio, presente con il presidente Ricci, il direttore Guglielmino, mister Turati, l’allenatore dei portieri Aprile e una nutrita rappresentanza di giocatori, con in testa capitan Maggio.

Scambio di magliette per celebrare questi due campioni di pallanuoto e, al contempo, la grande stagione del Siracusa.

Il match è andato come si sperava, con l’Ortigia che non concede nulla, decisa a giocarsela e a vincere. Una gara
equilibrata, ma con i biancoverdi sempre un passo avanti ai romani della Vis Nova.

Le parate di Tempesti scoraggiano i tiratori avversari, la difesa sbaglia pochissimo e gioca benissimo l’uomo in meno, mentre i gol e le magie dei mancini Campopiano e Carnesecchi valgono il +3 (7-4) di fine terzo tempo.

Nell’ultima frazione, i romani si rifanno sotto, ma ci pensa uno strepitoso Napolitano, da un’insolita posizione 4, a trovare la zampata che mette ko gli avversari, prima del sigillo finale di Di Luciano.

L’Ortigia vince 9-6 e porta la serie a gara 3 (il 20 maggio a Roma), ma alla fine gli applausi del pubblico sono tutti per Tempesti e Napolitano, due nomi e due ragazzi che rimarranno nella storia e nel cuore del club e dei tifosi.

Al termine del match, il primo a parlare è capitan Christian Napolitano: “Innanzitutto voglio ringraziare tutti quelli che sono venuti, i tifosi, i bambini, la mia compagna Laura, la mia famiglia, la famiglia Marotta, il Siracusa Calcio che ha donato le maglie a me e Tempesti, insomma tutti.

È stato uno spettacolo, la premiazione è stata emozionante. Chiudo qui la mia carriera, con un gol da posizione 4 che avevo in canna (ride, ndr)! Oggi non era facile giocare, ma siamo scesi in acqua per vincere e ci siamo riusciti contro una squadra forte, piena di giovani di talento e con un allenatore forte.

Finché io sono il capitano si scende in acqua per dare battaglia contro tutti, senza concedere nulla, questa è la nostra sfida quotidiana.

Oggi sono venuto qui alle 13, perché volevo godermi tutto. Spero, insieme a Stefano, di aver lasciato la giusta grinta ai ragazzini, di aver dato l’esempio, facendo capire che ci vuole sempre passione.

La pallanuoto è uno sport minore, ma ti dà anche tante gioie. Vedendo tutta questa gente che ci ha accolto e celebrato, penso di aver lasciato un bel segno. Grazie ancora a tutti per lo splendido spettacolo di oggi, è stato toccante, ho ancora ora un nodo alla gola”.

Alle parole del capitano, fa eco il leggendario portiere Stefano Tempesti, 33 anni di serie A1, trofei, successi e cinque
olimpiadi: “È stata un’emozione meravigliosa, a volte la vita ti regala queste gioie, Ho esordito tanti anni fa contro
l'Ortigia in campionato e chiudo la mia carriera proprio con l’Ortigia. Abbiamo anche vinto gara 2.

Oggi sarebbe stato facile lasciarsi andare, chiudere il campionato con questa festa stupenda, ma siamo l’Ortigia e giochiamo sempre per vincere, a maggior ragione oggi con tutta questa gente che è venuta per noi.

Ora andremo a gara 3, onoreremo il nostro impegno fino alla fine. In tribuna, oggi c’erano tante persone care, mi spiace solo che non ha potuto esserci Umberto Panerai, che è stato il mio maestro in acqua, colui che mi ha insegnato a parare e mi ha trasmesso una filosofia, un modo di affrontare il ruolo che nessun altro nel mondo mi poteva insegnare.

Lui sarà sempre una parte importante della mia carriera. Sugli spalti c’era invece Jacopo Bologna, che ebbe il coraggio di portare me, ragazzino, da Prato a Firenze, contro tutto e tutti, credendo in me anche quando le cose non andavano bene”.

“C’era mio fratello – continua Tempesti – con mio nipote, che insieme a Leonardo, che oggi non era qui, sono stati per me una grande motivazione, e poi c’erano tre persone che mi hanno spinto a sposare la causa dell’Ortigia e mi hanno seguito, credendo in questa avventura: Elisabetta, Alessandro e Elena. Loro sono stati il mio motore e il mio cuore è con loro, avrò sempre un debito nei loro confronti per quello che mi hanno dato in questi quindici anni di carriera.

Questo è stato un viaggio bellissimo, adesso si volta pagina, la vita va avanti. Ringrazio tutto il Circolo Canottieri Ortigia e, infine, il mio papà e la mia mamma, che non sono venuti qui oggi.

Loro hanno votato la loro vita a far sì che io arrivassi qui in questo momento, in questo modo e quindi nei loro confronti sarò sempre debitore di un amore infinito, incondizionato. Se tutto questo è successo è sempre grazie a loro”.

Su quale sia stata la parata più importante con la calotta biancoverde, il numero 1 dell’Ortigia risponde così: “Forse la parata finale che ci ha consegnato l’accesso alla Champions League, perché quello è stato il momento in cui ho dato un senso alla mia avventura qui in Sicilia.

Ho sempre detto che sono venuto in Sicilia per lasciare il segno,  ecco con quella doppia parata sono convinto di aver lasciato quel segno, di aver fatto qualcosa che verrà ricordato”.

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