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Morte di Valeria Pandolfo, richiesta di rinvio a giudizio per Pota per maltrattamenti aggravati

valeria pandolfo

L’uomo è accusato di vessazioni abituali sia morali che fisiche con l’aggravante di averle commesse ai danni di una persona disabile

Richiesta di rinvio a giudizio per maltrattamenti aggravati per Marcus Pota il compagno della siracusana Valeria Pandolfo, il cui corpo fu trovato privo di vita in casa di Pota a Prata Sannita il 17 maggio del 2021.

E’ stato il Pm della Procura di Siracusa, il procuratore Aggiunto Andrea Palmieri, a formulare la richiesta, accusando l’uomo di “abituali maltrattamenti morali e fisici” a cui sottoponeva la convivente, ragazza dai bisogni speciali.

Descrivendo le condotte di Pota, il pubblico ministero cita la divulgazione di foto in chat whatsapp dai contenuti pornografici, azioni manipolative atte a creare in Valeria ansia e dipendenza affettiva, addebitando a terzi azioni moleste via social in realtà riconducibili a lui fino ad arrivare anche alle percosse e alle minacce.

E questo con l’aggravante di aver commesso tutto ciò ai danni di una persona, Valeria, con disabilità riconosciuta.

I maltrattamenti sarebbero andati avanti da dicembre 2019 ad aprile 2020 a Siracusa e poi da maggio 2020 a maggio 2021 a Parta Sannita.

Un passaggio, quello della richiesta di rinvio di giudizio per maltrattamenti, che potrebbe aprire nuovi scenari sulle cause della morte di Valeria Pandolfo.

“Leggere nero su bianco dei reati compiuti su tua Figlia – commenta Mirella Abela, madre di Valeria – non può renderti felice … ma questo atto è da considerare un grande primo traguardo”.

Pota inoltre, lo ricordiamo, è già a giudizio, in un altro procedimento penale per atti persecutori nei confronti di mamma Mirella.

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