A Sud-Est di Francofonte, nei pressi del torrente Canale, oggi immersi tra rigogliosi agrumeti, si trovano i resti del castello di Chadra
Di questa fortificazione, che proteggeva un piccolo abitato rurale omonimo, sappiamo molto poco e lo stesso nome, negli atti pervenuti fino a noi, appare con diverse varianti: Cadara, Cadera, Yadera.
Da una lettera del 1270, con cui il secreto tutelava i legittimi diritti del proprietario, risulta possessore del casale Matteo de Montebiano, al quale nel 1273 subentrò il fratello Giacomo. (L. Catalioto, Terre, baroni e città in Sicilia nell’età di Carlo I d’ Angiò, 1995).
Da un atto presente nell’archivio della Cancelleria Aragonese risulta invece che nel 1300, re Federico III, concesse il casale a Matteo Mortillano, forse appartenente ad un ramo collaterale dei precedenti signori.
Non conosciamo l’esatta data di costruzione dell’edificio fortificato di Chadra ma è probabile che questo venne realizzato proprio nel corso del regno di Federico III (1295-1337) quando, a seguito della lunga guerra contro gli angioini, la Sicilia “si ricoprì di rocche e castelli”.
Chadra doveva apparire sostanzialmente come un “baglio” fortificato di forma rettangolare irregolare, ampio circa 75 mt X 45, su cui svettava una grande e solida torre.
Il complesso era protetto a meridione e a oriente dal corso d’acqua, mentre a nord dovevano offrire una prima difesa due fossati paralleli, dei quali quello più esterno restò probabilmente incompiuto, aventi una larghezza di circa 4 mt e uguale profondità.
Lungo tutta la cortina muraria erano presenti anche dei camminamenti di ronda merlati, oggi per la maggior parte scomparsi.
L’ingresso principale si trovava nell’angolo di nord-est ed immetteva in un piccolo cortile dal quale, attraverso una rampa di scale intagliata nella roccia si raggiungeva Il baglio.
Della imponente torre del complesso rimangono oggi solo dei resti ma da questi è possibile ipotizzare che un tempo la struttura aveva una pianta interna di forma ottagonale del diametro di circa 8 mt e che si sviluppava su tre piani, oltre il terrazzo merlato, raggiungendo un’altezza complessiva di circa 15 mt.
Le mura, dello spessore circa 1,5 mt, presentavano un unico ingresso, che si apriva sul baglio, caratterizzato da un arco a tutto sesto composto da conci in pietra calcarea.
Dal piano terreno, che si componeva di un’unica stanza, si raggiungevano attraverso scale lignee gli altri due piani dotati di solai anch’essi in legno. Solo in una seconda fase, probabilmente per consolidarne le fondamenta, alla torre fu aggiunta una “scarpatura” lungo l’intera circonferenza, fino ad un’altezza di circa 7,5 mt.
Nel ruolo feudale del 1335, il feudo di Cadra, insieme a quello di Sabuco, appare diviso a metà tra gli eredi del dominus Adinolfi Murtillano e Nicola Lamia.
Nel 1369 gli eredi di Adinolfo Murtillano da una parte e gli eredi di Nicola Lamia dall’altra stipularono un atto notarile di reciproca permuta in virtù della quale l’intero feudo Sabuci passava in potere dei coniugi Aloisia Mortellano e Geraldo Sallubi, mentre l’intero feudo Chadara passava in potere di Giovanni Lamia. (M. Gaudioso, Francofonte, ricerche e considerazioni storiche, 1916)
Nonostante l’imponenza della struttura la funzione di Cadra, posta a protezione non solo del suo piccolo villaggio ma dell’intero circondario, appare progressivamente venir meno.
La costruzione da parte degli Alagona di una ulteriore struttura fortificata nel feudo Bulfida, in posizione sommitale rispetto a Cadra e attorno a cui si svilupperà l’abitato di Francofonte, determinò infatti non solo un sostanziale spopolamento del casale ma anche una conseguente perdita d’importanza difensiva del manufatto.
Con lo sbarco in Sicilia di re Martino e la conseguente cessazione della guerra civile che da decenni insanguinava l’Isola i destini delle due strutture fortificate di Cadra e Bulfida si sovrappongono. Nel 1394 Berengario Cruillas otteneva infatti sia il feudo di Chadra, proveniente dai beni di Ruggero de Lamia, dichiarato ribelle, sia quello di Bulfida confiscato ai Moncada.
Con la perdita della sua funzione militare il castello di Cadra perse progressivamente importanza e già agli inizi del XV secolo, nel ruolo feudale di re Martino, il feudo è indicato come “Yadra de Franchefontis”.
Nella prima metà del Cinquecento, dopo essere brevemente ritornati in potere dei Moncada, i due feudi pervennero, per via matrimoniale, ai Gravina, signori di Palagonia.
Il complesso di Chadra, fortemente danneggiato dal terremoto del 1542, fu probabilmente restaurato dai nuovi proprietari, tuttavia, il successivo sisma del 1693 assestò un definitivo colpo di grazia alla struttura, vanificando ogni nuova ipotesi di ricostruzione.
© E' VIETATA LA RIPRODUZIONE - TUTTI I DIRITTI RISERVATI